Come fare concime con lana di pecora

pubblicato il 2018-03-29  


Come fare concime con lana di pecora

Concimare con la lana di Pecora? Ebbene sì. E’ quanto propone COMPO, azienda specializzata nella cura delle piante, forte della competenza e della qualità offerte. In particolare, con la sua linea COMPO BIO, l’azienda, in linea con le più moderne tendenze espresse dal consumatore, ha messo a punto una linea di prodotti innovativi ed efficaci, composti da materie prime naturali.

Tra questi, il concime COMPO Bio a base di lana di pecora, che esprime un concetto rivoluzionario nel mercato della fertilizzazione a lenta cessione, con grandi capacità di ritenzione idrica.

Composto con il 50% di lana di pecora naturale, il concime assicura buoni risultati e 5 mesi di nutrizione costante. Inoltre, la formulazione consente un buon arieggiamento del terreno e la formazione di humus.

La lana di pecora viene pressata insieme ad altre sostanze organiche (100% naturali)  per creare il pellet di concime; e proprio questo pellet garantisce una grande capacità di ritenzione idrica, dato che può assorbire un quantitativo d‘acqua maggiore rispetto al suo peso iniziale. La lana di pecora è ricca di sostanze nutritive che vengono rilasciate gradualmente, migliorando, così, la qualità del terreno..

Il concime Organico Universale COMPO Bio, con lana di pecora viene commercializzato in confezioni dalla grafica moderna e accattivante, comprensivo di istruzioni chiare e facilmente identificabili. E’ disponibile in confezioni da 2 o da 4 kg.

COMPO per l’ambiente

COMPO offre prodotti efficaci a bassi dosaggi, totalmente assimilabili dalle piante, che non vengono dilavati e dispersi nell’ambiente. Per favorire lo sviluppo della flora e della fauna tipica degli ambienti torbosi incontaminati, COMPO attua un processo di rigenerazione delle torbiere dopo attente analisi scientifiche. Il processo segue le linee guida europee per la protezione dei volatili e dell’habitat flora e fauna. Tutte le superfici rigenerate entrano a far parte del sistema europeo “Natura 2000” relativo alle zone protette.

Per la produzione di terricci, l’impianto produttivo a Ravenna utilizza esclusivamente compost selezionato proveniente dall’area circostante, al fine di creare sinergie sul territorio e reinserire nel ciclo produttivo materiale altrimenti destinato a smaltimento.

Il settore consumer offre prodotti utilizzati anche dai manutentori del giardinaggio, che valorizzano le aree verdi pubbliche e tutelano l’ambiente grazie a prodotti sicuri e a basso impatto ambientale.

Come fare concime con lana di pecora

COMPO BIO Concime con lana di pecora, confezione da 2kg.

Come fare concime con lana di pecora

COMPO BIO Concime con lana di pecora, confezione da 4kg.



Redazione

Come fare concime con lana di pecora

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In Europa si allevano 100 milioni di pecore, nove solo in Italia. In totale si producono 200mila tonnellate di lana di scarto. Un team di ricercatori, coordinati da Claudio Tonin, del Cnr - Ismac, ha messo a punto un sistema per trasformare la lana in un fertilizzante.

Professor Tonin, che cos'è il progetto GreenWoolf?
“Ogni anno in Italia e in Europa si producono migliaia di tonnellate di lana che non hanno un utilizzo commerciale e per questo vengono conferite in discarica, se non bruciate o smaltite illegalmente. Il mio team ha sviluppato un sistema per trasformare la lana in concime”.

Chi ha partecipato al progetto?
“Abbiamo ricevuto un finanziamento dall'Unione europea tramite i fondi Life. Con noi lavora il dipartimento di scienza applicata e tecnologia del Politecnico di Torino e l'azienda meccanotessile Obem di Biella”.

Come funziona il processo di trasformazione della lana in fertilizzante?
“La lana non commerciale viene inserita in un macchinario che utilizza vapore saturo a 180 gradi per trasformare il vello in un idrolizzato proteico utile come fertilizzante”.

Quali sono le caratteristiche di questo concime?
“Come dimostrato da ricerche effettuate dal Politecnico di Torino si tratta di un biostimolante. Inoltre la lana sucida, non lavata, è ricca di nutrienti che sono rilasciati lentamente nel terreno. Contiene elementi come carbonio (50%), azoto (16-17%) e zolfo (3-4%) che giocano un ruolo essenziale nella nutrizione delle piante”.

Perché un allevatore dovrebbe impiegare questo sistema?
“Chi alleva pecore da carne o da latte deve tosare gli animali ogni anno ad un costo di due euro a capo. Se riesce a vendere la lana a 30 centesimi è fortunato, ma perde comunque 1,7 euro a pecora. Se invece deve portare tutto in discarica deve pagare il trasporto, considerato speciale, e lo smaltimento. Invece convertendo la lana in un fertilizzante può addirittura guadagnarci”.

Quali son i numeri del settore?
“In Europa si producono circa 200mila tonnellate di lana di scarto all'anno. Se dovessimo convertirla in fertilizzante servirebbero 800 impianti da 100 chili di capacità ognuno. La Banca europea per gli investimenti si è resa disponibile a finanziare gli allevatori a tassi agevolati. Questo creerebbe posti di lavoro e ricadute positive per l'economia”.

Gli impianti sono economicamente sostenibili?
“Un macchinario piccolo, da 100 chili di capacità, che non richiede tecnici specializzati, si ripaga in due anni con un prezzo di vendita del fertilizzante a 50 centesimi al chilo”.

Un prezzo non basso...
“Ci sono fertilizzanti in commercio, che contengono lana, che sono venduti a prezzi ben più alti”.

Chi alleva pecore però non è detto che sia in grado di gestire questi processi e questo tipo di commercio, no?
“Certamente. Infatti l'idea è che più allevatori si consorzino per acquistare le macchine e vendere i fertilizzanti ad intermediari”.

Il fertilizzante che esce dai vostri impianti è certificato?
“Stiamo facendo tutte le procedure per essere certificati. Abbiamo già fatto le prove in laboratorio e ora siamo passati a quelle in campo sulla vite, sui frutti di bosco e sulla patata”.

In che forma si presenta questo fertilizzante?
“Tutto dipende dalla lunghezza del processo di idrolisi. Se dura un'ora abbiamo un liquido pastoso, simile al miele, che poi viene impastato con un inerte vegetale e pellettizzato. Oppure se insistiamo con l'idrolisi un'altra mezz'ora otteniamo un liquido”.


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