A perfect film, probably the best description of a difficult teacher-student interaction in a destitute neighborhood. Intense, sincere, shocking, never a dull moment. Paolo Villaggio is inimitable as the Professor who comes from Northern Italy to a village of Southern Italy with all the ideals of a dedicated teacher, as he finds himself immersed in the poverty and crime stricken city of Corzano. And the kids! these little rascals are just amazing. In my opinion, this is the best movie ever made by Lina Wertmuller, far from her past naive left-wing production. It would be nice that IMDb show its alternate title 'Ciao, Professore' as an option: it took me a while to figure out that the movie I had watched was the same as "Io speriamo che me la cavo". Show Vincenzino che portava i caffè al bar, Nicola che mangiava sempre brioche, Tommasina che vendeva le cape d'aglio al mercato, Totò con la sua poesia sporca e tutti gli altri bimbi protagonisti di «Io speriamo che me la cavo», film cult degli anni '90 diretto da Lina Wertmüller, si raccontano dopo trent'anni dalla pellicola ad Adriano Pantaleo, Vincenzino, nel documentario «Noi ce la siamo cavata», che l'attore sta producendo insieme a Francesco Di Leva e Alex Marano (Terranera produzioni) per la regia di Giuseppe Marco Albano (David di Donatello per il miglior corto). Le telecamere seguono Pantaleo, ormai trentasettenne, in giro per l'Italia alla ricerca dei suoi compagni di classe di Corzano, scoprendo quale sorte sia toccata ad ognuno degli alunni di Sperelli (Paolo Villaggio).
«Sì, il docufilm si muove alla ricerca di questi bambini, proprio come se si trattasse di una classica rimpatriata della classe delle elementari. Io, come un Virgilio, mi muovo in giro per l'Italia ripercorrendo le loro strade e facendomi raccontare i percorsi che hanno intrapreso. Non cerco solamente gli attori, ma anche i protagonisti dietro le quinte del film: Ciro Ippolito, che ebbe l'idea di acquistare i diritti del best seller di Marcello D'Orta, Stefano Amatucci, il primo assistente alla regia, Andrea Longo, lo sceneggiatore, ad oggi scrittore, lavora anche al documentario. Insomma, ho girato parecchio, Torino, Piacenza, Roma. Il film ha due stili: una parte dedicata alle interviste più istituzionali e un'altra dedicata agli attori-bambini, quasi un on the road in cui le telecamere riprendono il momento esatto in cui ci rincontriamo».
Come si chiama la bambina del film Io speriamo che me la cavo?Nella classe ci sono bambini furbi, per lo più allegri, una bambina, Rosinella, che fa la tenera con il maestro; Vincenzino, intelligente e svelto; nonché Raffaele, il più grande, già implicato a far da messaggero per la camorra locale.
Che fine hanno fatto i ragazzi di Io speriamo che me la cavo?«Alcuni hanno avuto storie meno fortunate: Luigi L'Astorina, Totò, e Salvatore Terracciano, Salvatore, hanno avuto trascorsi di carcere, tra l'adolescenza e l'età adulta, ma oggi sono entrambi padri di famiglia sposati, se la sono cavata, con qualche piccola défaillance durante il percorso.
Dove è stato girato il film Io speriamo che me la cavo?A differenza del libro da cui il film è tratto, la pellicola non è ambientata ad Arzano, per ragioni di diritti d'autore, bensì nell'immaginario paesino di Corzano.
Chi è il regista di Io speriamo che me la cavo?Lina WertmüllerIo speriamo che me la cavo / Registanull
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