Successione casa dopo morte di un genitore

Ogni figlio ha diritto ad una quota di eredità stabilita per legge. Ecco cosa succede nella successione ereditaria con e senza testamento

La morte di una persona costituisce un evento giuridicamente rilevante, poiché al suo verificarsi si apre la successione ereditaria nel luogo dell’ultimo domicilio del defunto (art. 456). Ad essere coinvolti sono il de cuius e i successori.

La legge impone una serie di regole volte proprio a definire chi sono gli eredi. Nella successione legittima i beneficiari sono dettati dal codice civile. In presenza di un testamento il cod. civ. stabilisce comunque che alcuni soggetti (coniuge, discendenti e ascendenti, in assenza di discendenti) non potranno essere eliminati dalla successione, anche se diversamente indicato, per le quote di eredità legittima.

Sono destinatari della successione legittima i seguenti soggetti:

1) coniuge e discendenti del defunto, ossia i figli e i nipoti

2) ascendenti del defunto, come i genitori ed i nonni

3) collaterali del defunto, ad esempio fratelli e sorelle

4) parenti fino al sesto grado

5) in ultima istanza lo Stato.

Come si divide l’eredità tra fratelli

L’articolo 566 c.c. precisa che i figli succedono alla madre e al padre in parti uguali. Entrano, però, in gioco alcune variabili, come la presenza di un testamento o donazioni fatte in vita dal de cuius, con una possibile lesione della quota legittima.

È bene precisare che la legge distingue tra:

  • quota indisponibile, quella parte del patrimonio che deve per forza finire agli eredi legittimari
  • quota disponibile, quella parte del patrimonio di cui si può fare ciò che si vuole e che può essere lasciata in favore di chiunque.

Ai figli (eredi legittimari) spetta, dunque, sempre una quota di patrimonio del genitore defunto, anche in presenza di un testamento. La quota di legittima si calcola tenendo conto anche di ciò che questi hanno ricevuto, a titolo di donazione, quando il genitore era ancora in vita.

Successione ereditaria senza testamento

Quando non c’è un testamento l’eredità spetta al coniuge, se ancora in vita, e ai figli del defunto (non c’è differenza tra adottivi, naturali e fuori dal matrimonio). Ecco alcuni esempi:

  • coniuge in vita e un solo figlio, l’eredità di divide a metà
  • coniuge in vita e due figli, l’eredità si divide in tre parti uguali, quindi un terzo alla moglie, un terzo a un figlio, un terzo all’altro figlio
  • senza coniuge e più figli, l’eredità si divide in parti uguali tra tutti.

Successione ereditaria con testamento

Come già detto, il testamento non può togliere ai figli la parte minima di eredità legittima che gli spetta per legge. Gli esempi sono:

  • coniuge e un solo figlio, un terzo di eredità spetta alla moglie, un terzo al figlio, l’altro terzo è la quota disponibile e può essere data dal testatore a chi vuole
  • coniuge e più figli, un quarto dell’eredità spetta alla moglie, una metà si divide in parti uguali tra i figli, il restante quarto fa parte della quota disponibile
  • senza coniuge e un solo figlio, metà dell’eredità spetta al figlio, la restante è quota disponibile
  • senza coniuge e più figli, due terzi dell’eredità spetta ai figli che la dividono in parti uguali, mentre un terzo è quota disponibile.

Come evitare liti tra fratelli per l’eredità

Per prevenire liti tra fratelli per eredità bisognerebbe conoscere bene le leggi che regolano il diritto ereditario e alcune regole. Prima di tutto non si può diseredare un figlio a meno che non abbia compiuto crimini particolarmente gravi contro il padre o la madre.


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Non è poi consentito fare in vita tante donazioni tanto che, alla propria morte, il patrimonio si sia esaurito senza che, a uno o a più figli, ne rimanga una parte. In ogni caso le donazioni ricevute sono considerate a tutti gli effetti un anticipo di eredità.

Per esempio, se un padre o una madre regala gran parte dei suoi averi a uno solo figlio, alla morte del genitore i fratelli potranno pretendere da questi la restituzione delle loro quote sulla legittima. Potranno agire entro 10 anni dal decesso del genitore oppure entro 20 anni dalla donazione.

All’apertura della successione, affinché sia preso in considerazione tutto il patrimonio del defunto, si fa la somma di tutti i beni che gli appartenevano al tempo della morte, detraendone i debiti. Si aggiungono poi i beni che sono stati donati e che sarebbero stati disponibili.


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Per evitare liti tra fratelli per l’eredità sicuramente il metodo migliore è rivolgersi a un notaio. In ogni caso, prima di iniziare una causa, la legge impone agli eredi di rivolgersi a un mediatore.

Quando muore un genitore a chi va la casa?

Al figlio spetta l'intero patrimonio se non vi sono altri soggetti successibili; metà del patrimonio se concorre con il coniuge; 1/3 del patrimonio se concorre con il coniuge e un altro figlio; se vi sono più di due figli che concorrono con il coniuge, a loro spetta 2/3 del patrimonio da dividersi in parti uguali.

Quando muore un genitore bisogna fare la successione?

Tra i principali adempimenti che occorre sbrigare dopo la morte di un genitore vi è la necessità di presentare puntualmente la dichiarazione di successione, in caso di possesso di beni immobiliari, nei termini di 12 mesi dal decesso.

Cosa succede se non si fa la successione di una casa?

Cosa succede se non si fa la successione entro un anno? Nel caso in cui la dichiarazione di successione non viene presentata entro un anno dalla data di morte del defunto, il contribuente sarà soggetto a una sanzione amministrativa con un importo variabile dal 120 al 240 per cento dell'imposta.

Quanto costa una successione di morte su un immobile?

Di base, il costo dell'atto di successione dal notaio varia in misura proporzionale al valore dell'asse ereditario, e va dai 300 euro per i valori molto bassi fino a cifre da 600 a 900 euro per patrimoni di grande portata.