Come resinare una barca in legno

Restauro barche d’epoca e classiche

Recentemente, su un noto mensile della nautica, un lettore chiedeva spiegazioni circa le colle da usare per calafatare uno scafo in iroko e cosa usare in alternativa alla cotonina imbevuta nel catrame. Inoltre se la colla rossa andasse bene e se esisteva un altro metodo.

La risposta dell’esperto, incaricato dalla rivista è stata esauriente, ma a mio avviso non completa, poiché non ha detto una cosa importantissima, cioè che il legno, prima di essere laminato, calafatato o incollato con epossidica ed i suoi additivi, deve essere assolutamente asciutto e raggiungere una umidità relativa di valore pari o inferiore al 12 – 15%. Credo si sia trattato di una dimenticanza involontaria, considerando implicito questo particolare importantissimo, ma quando ci rivolgiamo ai neofiti, a mio parere, si devono fornire tutti i particolari determinanti, per una buona riuscita di quello che si deve realizzare, anche quelli che sembrano impliciti e che richiedono particolari attenzioni. In poche parole, nel caso specifico,  si deve essere certi che il legno, apparentemente asciutto, abbia la sua umidità relativa contenuta nei valori detti, misurandola con un opportuno apparecchio e procedendo come di seguito indicato.

Restaurare la carena di una barca in lamellare

Quando si intende restaurare la carena di una barca in lamellare, compensato o legno massello, si deve prima di tutto svuotare tutta la barca dall’interno del suo armamento. Quindi togliere tutti i pannelli che dall’interno vanno a coprire la struttura dello scafo, ordinate e fasciame per intenderci. Con la fiamma o una phon a caldo, di quelle professionali, ammorbidire gli strati di vernice protettiva, sentina compresa e rimuoverli con una opportuna stecca. Con la relativa levigatrice rotorbitale, si procede a levigatura (disco grana 40 – 60), fino a quando il legno non compare bello e pulito nella sua essenza naturale. Da notare, dopo aver eseguito le fasi appena dette,  che se il legno dovesse apparire umido, capirete quanto sia stato importante eseguire le operazioni di asportazione totale della pittura che era stata data su tutta la parte interna dello scafo fino alla sentina, per proteggere il legno da umidità, acqua, funghi ecc… così da accertarsi visivamente delle parti maggiormente umide, bagnate o peggio marcescenti.

Queste ultime devono essere ovviamente sostituite. Ricordo che in ogni caso, quando si intende laminare o incollare i vari tipi di legno, massello, compensati e lamellari, usando le resine epossidiche ed i suoi additivi, il legno deve essere riportato a vista, pulito ed asciutto, asportando totalmente tutti i residui di pitture e vernici. Se rimane qualche residuo di pitture che non vale la pena asportare per ovvi motivi, non è un problema. Ricordo infine che un altro nemico degli incollaggi e laminazioni dei vari tipi di legno, eseguiti con l’epossidica, è il grasso che, se presente, comprometterebbe il lavoro con risultati pessimi. In questi casi, si possono usare degli sgrassanti efficienti, del tipo previsto per pulire a fondo le sentine e poi sciacquare bene con abbondante acqua dolce. A volte qualcuno si meraviglia nel sentire quanto appena detto, ma non c’è assolutamente da preoccuparsi, perché la cosa importante è eseguire queste operazioni nei periodi caldi, poiché il legno lavato e sgrassato, per effetto della temperatura media dell’aria, superiore ai 20° C. ed una buona ventilazione, in breve tempo si ottiene l’ asciugatura del legno e non resta che  verificare  la percentuale di umidità relativa in esso contenuta e come precedentemente detto.

La stessa operazione deve essere eseguita all’esterno della carena, sia in opera viva che in opera morta, facendo attenzione a controllare lo scafo centimetro per centimetro ed intervenire con decisione nelle parti che sono marce. Infatti queste vanno necessariamente asportate e sostituite con lo stesso materiale d’apporto, delle stesse dimensioni, ponendo la venatura del compensato alla stessa maniera del pezzo originale asportato. Nel caso di tavole di legno massello è necessario eseguire tali riporti secondo le norme previste dal nostro RINA e che descriverò in un capitolo a parte di questa serie di articoli dedicati al restauro delle carene in lamellare di legno o compensato marino.

Fase di sverniciatura

L’operazione di asportazione più semplice per asportare all’esterno della carena i vari strati di pittura ad essa solidali è certamente quello della fiamma, aiutandosi con una opportuno raschietto, meglio averne tre, di diverse misure e rigidità. E’ necessario avere una bombola di gas e porla lontano dal punto in cui si lavora. Poi si deve acquistare un riduttore di pressione da mettere  ad alta pressione e diverso da quello della cucina a gas che è a bassa pressione, quindi si usa un cannello di medie dimensioni adatto al lavoro che deve essere eseguito e facilmente reperibile in commercio nei vari negozi specifici.

E’ buona norma acquistare sempre strumenti professionali di ottimo standard qualitativo, che assicurano la realizzazione di un lavoro corretto, si evitano così le arrabbiature che gli strumenti scadenti immancabilmente provocano… Evitate nel modo più assoluto di acquistare strumenti “cinesi” non certificati.  Qualcuno potrebbe dirmi che ce l’ho con i cinesi. La risposta è  che mi arrabbio molto, quando trovo in commercio “strumenti truffa” per uso sia hobbistico che pseudo -professionale e non rispondenti alle normative di sicurezza, diventando spesso oggetto di incidenti a volte anche seri e che costano troppo poco.

Per il legno massello l’uso della fiamma è considerato dai vecchi mastri d’ascia come purificatrice, perché oltre ad asportare eventuali parassiti che possono annidarsi nel legno, questa operazione aiuta ad asciugare il legno. L’importante è essere veloci ed attenti a non rovinare il legno facendolo macchiare e bruciare, specie se si insiste troppo con la fiamma su di uno stesso punto. Anche per il lamellare di legno vale quanto appena detto.

Durante questa fase di sverniciatura è importantissimo proteggere occhi e naso dalle eventuali residui di pittura bruciacchiati e magari spinti con velocità verso gli occhi. Quindi un paio di occhiali di plastica neutri sono assolutamente necessari. Mentre per le vie respiratorie è importantissimo proteggerle con un’apposita maschera ai carboni attivi che garantisce una buona protezione dai fumi delle pitture, dalle polveri protettive della carena e dall’antivegetativa, che ricordo essere velenosissima a causa della presenza di piombo per i tipi più vecchi.

Ricordo che eseguendo tale operazione, è importante che tutti i residui della vernice asportata dalla carena. che sono velenosi, devono essere raccolti e posti in apposite buste, per poi essere smaltiti come residui tossici, consegnandoli presso le opportune ditte che ne curano la raccolta al fine di salvaguardare la nostra salute e l’ambiente.

Rilevazione dell’umidità interna del legno

E’ importante poi controllare che il legno sia asciutto e se la barca è stata appena tolta dal mare, si deve assolutamente farla asciugare, partendo dall’esterno. La Cecchi Gustavo pone in vendita uno strumento di rilevazione dell’umidità interna del legno ecc… denominato Skinder.

Come resinare una barca in legno

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Infatti, dopo aver portato la carena a zero, cioè a legno vivo, si deve attaccare una specie di gonna dalla parte superiore alla linea di galleggiamento fino a farla toccare terra. Questa gonna deve chiudere tutta la parte interessata della linea di galleggiamento. Poi, con l’aiuto di un deumidificatore, posto in funzione sotto alla carena, lasciandolo lavorare anche per diversi giorni, secondo necessità. Con questo metodo, si permette l’asciugatura corretta della carena. Il tempo di asciugatura, dipenderà dalle condizioni in cui si troverà la carena, al momento in cui si effettuerà tale operazione.

L’asciugatura della carena, va eseguita anche all’interno, cioè in sentina, fino al trincarino, interessando così, oltre all’opera viva, anche l’opera  morta dall’interno dello scafo.

Come per la parte esterna della carena, è importante chiudere la parte di carena interna da sottoporre ad asciugatura, aiutandosi per il vano motori, per esempio, coprendo gli accessi da eventuali portelloni asportati, con della plastica trasparente che si può acquistare a peso e metraggio nei consorzi agrari, essendo un prodotto che si usa per le serre. Inoltre quando il legno è molto bagnato, essendo trasparente il foglio di plastica, tutta l’umidità va a concentrarsi sotto alla plastica e si noterà così il migrare dell’umidità dal legno verso l’alto, come appena detto. Ovviamente quando questa condensa, accumulatasi sotto la plastica trasparente scompare, vuol dire che la sentina è in un’ottima fase di asciugatura.

Per questa operazione si possono usare indifferentemente, un deumidificatore che alcuni negozi specializzati nella vendita di articoli nautici, vernici marine, resine epossidiche ecc.. fittano ad un prezzo giornaliero. Oppure si può usare anche un ottimo termoconvettore, che ha certamente un consumo considerevole, circa 2000 watt al massimo,  oppure un deumificatore e costi di energia a parte, il risultato è lo stesso. Insomma agli interessati la scelta. Io indico le strade necessarie per arrivare ad un determinato risultato. Nel caso specifico parliamo dell’asciugatura di una carena, prima di procedere ad incollaggio o laminazione con l’ausilio di resine epossidiche.

Un suggerimento per le parti che risultano essere maggiormente bagnate o umide: per abbreviare i tempi di asciugatura, vi potete aiutare anche con un phon ad aria calda, del tipo professionale, con il quale dovete muovervi in modo che il getto di aria calda sia sempre in movimento e non concentrato per troppo tempo sullo stesso punto, pena vedere il legno bruciarsi. Cosa da evitare assolutamente. Inoltre noterete che, con i movimenti veloci del phon ad aria calda, il legno si asciuga a vista, schiarendosi man mano.

Per controllare la percentuale di umidità presente nel legno, occorre uno strumento di misura che un noto produttore di resina epossidica italiano di ottima qualità, pone in vendita ad un prezzo purtroppo non modico di oltre 480 €. Alcuni negozi specializzati specializzati del settore, affittano questo strumento con una tariffa giornaliera.

Se non avete la possibilità di affittare questo importante strumento, vi suggerisco di acquistarlo, usarlo per il tempo necessario a completare i lavori sulla vostra barca e poi rivenderlo mediante un annuncio che potete anche pubblicare gratuitamente su questo CMS e dove potreste facilmente trovare le persone interessate ad acquistarlo e che a loro volta ripetono l’operazione, risparmiando certamente sul costo totale. Essendo usato, dovrete venderlo ad un prezzo minore di quello che lo avete pagato. Insomma ci siamo capiti…

Aggiungo che tale strumento è di facile utilizzazione, poiché va poggiato semplicemente sui vari punti di superficie da controllare e rilevate le letture, per esempio dieci, vanno tutte sommate e poi divise per il numero stesso delle letture rilevate, dieci in questo caso. In questo modo otteniamo il valore medio dell’umidità relativa presente in quella parte di superficie che stiamo asciugando.

Laminazione con legno ancora umido

Cosa accade se laminiamo una carena in lamellare di legno dall’interno e dall’esterno ed  i vari strati intermedi sono ancora umidi o peggio bagnati? Questa condizione è assolutamente da evitare, perché porterebbe ,un mare di guai. Infatti, intrappolando l’umidità all’interno degli strati di compensato, che all’origine erano stati incollati con colla resorcinica, non si permette all’umidità o all’acqua di migrare verso l’esterno e quindi inizia un processo interno di marcificazione irreversibile della carena, compromettendone per sempre le sue elevatissime caratteristiche meccaniche, decretandone irrimediabilmente la sua fine,  condizione che si deve assolutamente evitare.

Basta osservare quei pochi consigli che ho appena descritto ed assicuro che l’uso della resina epossidica di ottima qualità darà dei risultati eccezionali, secondo quanto ho già esposto in un altro mio articolo apparso su questo CMS di cui al link indicato: Il restauro di barche d’epoca Levi in lamellare di mogano.

Descrizione di un importante intervento di riparazione e ripristino di una carena incidentata

Per darvi l’idea di quanto importante siano i risultati che si possono raggiungere con l’uso della resina epossidica ed i suoi additivi, descrivo un mio intervento di “salvataggio”,  relativo ad un cabinato in compensato di mogano di ottima qualità e da 10 mm di spessore, che era stato dichiarato spacciato e destinato alla demolizione da altri operatori del settore.

Nel settembre del 1999 fui chiamato dal titolare di un cantiere per constatare i danni subiti da un cabinato in compensato marino di mogano lungo circa sette metri,  a causa di un problema alla gru. Infatti,  mentre lo stavano alando, si era schiantato rovinosamente tra lo spigolo di uno scivolo in cemento armato ed il mare, subendo lo sfondamento della carena dalla quarta ordinata di calcolo, fino alla sesta e conseguente rottura della chiglia. Appena saputa della notizia, dissi al titolare del cantiere di mettere la barca in sicurezza, evitando che affondasse del tutto per ovvi motivi ed aspettare il mio arrivo prima di sollevarla, visto che era spezzata la chiglia ed evitando che si potessero arrecare ulteriori danni alla carena.

Appena giunto sul posto vista la situazione, chiamai subito un camion con gru di un mio trasportatore di fiducia e riuscimmo in una decina di minuti a sollevarla agevolmente senza arrecarle ulteriore danno, portandola nella mia presso il mio laboratorio personale. Dopo averla appoggiata su un invaso creato appositamente per la riparazione ed aver svuotato tutti gli interni della cabina del suo armamento, per avere la massima possibilità di movimento, decisi di sollevare tutta la struttura in profilati di mogano che mantenevano il ponte del pozzetto realizzato in cinque pezzi di varie misure in iroko scanalato. Il fine era togliere il serbatoio del carburante, operazione resasi necessaria per la riparazione della chiglia.

Appena tutte le parti su cui intervenire erano accessibili riflettei a lungo su come ricostruire la chiglia, dotarla di paramezzale e quali rinforzi creare e montare per consentire la giuntura dei pannelli da 10 mm che servivano per riparare la carena nelle parti danneggiate.

Dopo aver tolto tutte le parti danneggiate della carena, tracciai con un pennarello vetro grafico ed una riga tutte le parti che dovevano essere tagliate in modo preciso, per consentire con l’aiuto di un seghetto alternativo, di tagliarle secondo il disegno che avevo realizzato nel foglio di lavorazione che prevedeva tutte le fasi di riparazione e richiusura della carena.

Mentre la carena si asciugava inizialmente da sola, visto che faceva ancora molto caldo in quel periodo, provvidi alla realizzazione della chiglia che andava giuntata verso prua e verso poppa nei punti in cui avevo tagliato la sua originale, fratturatasi nell’impatto descritto.

Decisi di realizzare tutte le strutture di supporto in mogano massello, così fatto il calcolo del materiale che mi occorreva, lo acquistai secondo le necessità previste, realizzai tutte le parti che mi occorrevano, dalla chiglia al paramezzale ed ai listelli che servivano da rinforzo e che avevo previsto accanto ai correnti già esistenti a cui fare da base di appoggio per i pannelli della carena da riposizionare e giuntare.

Controllato che la carena era perfettamente asciugata secondo le note specifiche, provvidi a posizionare la chiglia nuova realizzata, giuntandola nei punti strategici, da me stabiliti. Quindi realizzato un paramezzale di spessore adeguato, lo feci arrivare ben oltre i punti di giuntura verso prua e verso poppa, oltre la paratia che divideva la cabina dal vano motore (vedi disegno).

Come resinare una barca in legno

Appena  eseguito questo lavoro in modo chirurgico e quindi preciso, provvidi anche a fissare il paramezzale con dei perni in acciaio inox, da 14 mm di diametro, filettati ed annegati nella chiglia dal lato inferiore e fissati con la resina epossidica addensata con silice colloidale; mentre dalla parte superiore del paramezzale,  cioè in sentina, uscivano i perni filettati con i dadi in acciaio inox e le relative rondelle tornite che mantenevano il tutto al loro posto. Successivamente, appena sagomati i pannelli di chiusura della carena, in compensato di mogano da 10 mm, li posizionai incollandoli con la resina epossidica addensata insieme alla silice colloidale.

Terminato il lavoro, ne rimasi contentissimo, perché si vedeva un lavoro pulitissimo. Inoltre i miei calcoli si rilevarono efficaci ai fini della resistenza in mare. Infatti la barca, ritornata a navigare sia con mare calmo che formato, si è comportata benissimo ed ancora oggi, pur essendo trascorsi alcuni anni dalla riparazione è tutto intatto, senza aver subito alcun movimento. Addirittura le parti dei pannelli sostituite e giuntate in carena, non si notano per nulla e si deve solo sverniciare la carena per vedere l’intervento di riparazione realizzato.

Gli otto anni trascorsi senza problemi, dal momento in cui fu riparata questa barca,  fanno capire che, senza l’uso della resina epossidica e della silice colloidale, la barca non sarebbe mai potuta ritornare come era all’origine, anzi di gran lunga più robusta, navigando in modo eccellente e raggiungendo velocità di punta che superano i trenta nodi e più.

Che tipo di resina si usa per le barche?

Per questa ragione la maggioranza di imbarcazioni moderne vengono realizzate in vinilestere e in epossidica. In realtà la resina più impiegata è la vinilestere, perché ha performance superiori alla poliestere e non troppo inferiori all'epossidica, con il vantaggio di costare meno di quest'ultima.

Quanto può durare una barca in legno?

Il che vuol dire che grosso modo si può considerare, per avere una barca sempre in ordine, in circa 200 giorni l'intervallo tra un intervento di manutenzione e l'altro. Ma per un proprietario di una barca di legno d'epoca, 200 giorni di utilizzo effettivo possono voler dire anche dieci, vent'anni di vita.

Come trattare il legno di una barca?

La preparazione prevede:.
Pulizia dello scafo: utilizzando acqua a pressione e uno scrapper, pulire il legno da sabbia, alghe, molluschi ed eventuale presenza di sale fino all'ultimo granello. ... .
Correggi le imperfezioni: riempire qualsiasi crepa o abrasione evita di avere fori o imperfezioni nella verniciatura finale..

Come Resinare il compensato marino?

Applicare il primo strato di sigillante Immergere dunque il pennello nella resina epossidica trasparente e iniziare a stenderla prima sui bordi superiori e laterali, poi sulle facciate del legno; lasciare asciugare la resina, quindi sigillare il bordo inferiore e il retro del compensato.