Colloquio motivazionale per un corso di formazione

Colloquio motivazionale per un corso di formazione

In questo post ti spiegherò come affrontare un colloquio motivazionale, e ti darò tutte le informazioni utili per rispondere nel modo migliore alle domande del selezionatore che riguardano la tua motivazione.

Durante un colloquio di selezione, le domande del selezionatore coprono diversi aspetti della persona e del tipo di lavoro. Ci sono domande che riguardano le tue qualifiche, domande sulle tue esperienze lavorative, domande comportamentali, domande sulle tue competenze e così via.

Tra le domande più importanti, più ingannevoli o comunque critiche, ci sono le domande motivazionali. Come già saprai, le domande motivazionali sono cruciali in un’intervista di lavoro: il modo in cui risponderai condizionerà concretamente le tue possibilità di essere assunto.

Indice

  • Il colloquio motivazionale
  • Cosa vuol dire essere motivato?
  • Cosa vuole sapere veramente il selezionatore?
  • Come rispondere alle domande del selezionatore sulla motivazione
  • 9 cose da fissare nella tua mente
  • (Bonus) Esempi di risposta
  • (Bonus) Video-corso gratuito “Come rispondere alle domande del colloquio e conquistare il selezionatore”

Ma prima, chi sono...

Sono Paolo Fieni, e da oltre 10 anni insegno ai candidati più ambiziosi come si scrivono CV che ottengono più colloqui, come si affrontano con successo i colloqui di lavoro, e come si fa carriera in modo etico e professionale.

Se vuoi affrontare con sicurezza granitica ogni tipo di colloquio e di selezionatore, e vuoi smettere di essere penalizzato nonostante ti senta un buon candidato, ti consiglio di guardare subito il mio webinar gratuito sui 3 falsi miti sul colloquio che ti faranno fallire durante la tua prossima intervista di lavoro.

Ho un approccio controverso alle HR, perché sono allergico a tutto ciò che non è concreto, pratico, utilizzabile. Quello che insegno non si basa su teorie, mode, argomenti di tendenza, ma sui risultati osservati.

Sono abituato a lavorare con chi è determinato ad ottenere "di più" e non si piange addosso nei momenti bassi. Se non sei affamato e non pensi di valere, non contattarmi.

Tempo fa, dopo aver ascoltato l’ennesimo “So-Lavorare-In-Team-Ma-Anche-Da-Solo-Sono-Orientato-Ai-Risultati-E-Ho-Doti-Di-Problem-Solving” mi sono chiesto: ma perché i candidati si trasformano in pinguini ammaestrati? Se mi concedi qualche minuto:

Ti rivelo il METODO - che insegno da anni ai miei clienti - per RISPONDERE ALLE DOMANDE del colloquio e "conquistare" il selezionatore

Se migliori le tue risposte, ottieni più offerte.

Le domande motivazionali sono una parte imprescindibile del colloquio di selezione. Una delle domande più frequenti di un’intervista (o comunque un aspetto su cui il selezionatore, in vari modi, ti sollecita e a cui presta molta attenzione) è proprio: “Che cosa ti motiva?”.

Ogni domanda che ricade in quest’area – l’area della tua motivazione – aiuta il selezionatore a capire che cosa ti appassiona veramente, che cosa ti guida al successo e, soprattutto, se la forza che ti motiva è quella giusta per ricoprire la posizione offerta portando grandi risultati.

Quindi: al di là (e forse prima) delle competenze tecniche, hai il “carburante” giusto?

Le skills sono davvero così importanti?

Durante il colloquio di lavoro, il selezionatore non solo si assicurerà che tu abbia le skills, le competenze e i requisiti minimi per ricoprire quella posizione, ma cercherà anche di osservare se hai la motivazione giusta per dare il meglio di te sul posto di lavoro.

Il recruiter, durante il colloquio di lavoro, ti farà domande su che cosa ti motiva sia nella vita che nel lavoro. Vorrà sapere qual è la forza motrice che ti spinge a svolgere le attività che ti competeranno. E sulla base della tua risposta valuterà se la tua motivazione è solida e compatibile con le aspettative richieste alla persona che verrà scelta.

Le domande riguardanti la motivazione variano molto. Non sempre il recruiter ti chiede direttamente “Cosa ti motiva?”. A volte la domanda che viene fatta è “Che cosa ti appassiona?”, o anche “Che cosa ti interessa di più nel lavoro?”, oppure “Sei una persona motivata?”

Non è importante conoscere l’esatta formulazione della domanda che ti verrà posta. Sarà invece fondamentale avere argomenti convincenti e non scontati da portare come risposta.

Cosa vuol dire essere motivato?

Prima di tutto, però, capiamo cosa vuol dire essere motivato. Usiamo quotidianamente il termine “motivazione” per spiegare perché una persona ha compiuto una certa azione. Volendo, possiamo definirlo come il fattore che guida le azioni che le persone compiono per raggiungere i loro obiettivi.

La motivazione, quindi, è quella spinta che ti fa agire, anche quando l’azione è il semplice prendere un bicchiere d’acqua per placare la sete, o leggere un libro per ampliare la tua conoscenza su qualche argomento.

Avere bisogno di lavorare non è una buona motivazione

Ci sono due diversi tipi di motivazione: la motivazione estrinseca e la motivazione intrinseca. La motivazione estrinseca è quella che proviene dall’esterno: fai una certa cosa perché riceverai qualcosa in cambio, come un premio o del denaro, oppure perché ti senti obbligato a farla.

La motivazione intrinseca è quella che nasce dentro di te. Come, ad esempio, la gratificazione che deriva dall’essere riuscito a risolvere qualcosa di complesso quando ti confronti – banalizzando – con un cruciverba.

Cosa vuole sapere veramente il selezionatore?

Durante i colloqui di lavoro, dovrai fare del tuo meglio per mettere in luce la tua motivazione intrinseca, quella che ti permette di svolgere il lavoro al meglio anche se non ti spetta un vero e proprio riconoscimento e anche se non c’è un capo che ti spinge a lavorare sodo.

Infatti, il recruiter non sarà molto impressionato dal fatto che sei motivato dai soldi, dai bonus o dalla necessità di fare fronte a impegni economici come un mutuo o uno stile di vita costoso. Sia chiaro, sono “motivazioni” importanti, ma non sono quelle ideali per convincere il selezionatore che porterai a termine i tuoi compiti sempre efficacemente, ne ti distinguono dagli altri candidati.

Sarà positivamente impressionato e persuaso a darti credito se avrai la capacità di argomentare in modo credibile come e perché hai il desiderio di raggiungere un certo obiettivo, e quindi lavorare con serietà e impegno. Si convincerà che la motivazione che ti guida è radicata in te e non dipende da elementi esterni.

Dire “sì, sono motivato” è inutile  

Il selezionatore vuole essere certo che sarai un dipendente entusiasta e appassionato al lavoro che farai. Vuole sapere che ti impegnerai al massimo per ottenere buoni risultati – anche quando il tuo capo non te lo chiederà esplicitamente, non ti starà col fiato sul collo, né ti prometterà bonus e premi.

Quindi, quando il recruiter ti chiederà se sei motivato, ovviamente la risposta dovrà essere sì (anche perché, se tu non lo fossi, sono io stesso a chiederti: perché mai ti sei presentato al colloquio?). Tuttavia, dire sì non basta, dovrai essere in grado di supportare la tua risposta con argomenti persuasivi. Solo così potrai conquistare il selezionatore.

Come rispondere alle domande del selezionatore sulla motivazione

Prima di tutto, rileggi con la massima attenzione l’annuncio di lavoro e fai qualche ricerca sulle caratteristiche che tendenzialmente ha una persona che ricopre questo ruolo. Se pensi di possedere queste caratteristiche, trova i punti di contatto per creare il match (simmetrie, sovrapposizioni, coincidenze, ecc.) tra te e la posizione descritta.

Come ti ho già spiegato, non è per nulla scontato che il selezionatore ti farà delle domande esplicite sull’argomento “motivazione”. È sicuro invece che vorrà raccogliere informazioni a riguardo, e vorrà farsi un’idea su ciò che ti motiva. Farà questo in molteplici modi e, in primis, lo farà ascoltando ciò che racconti parlando delle tue esperienze.

L’importante, quindi, è che nel parlare di queste cose tu condivida con il selezionatore il tuo entusiasmo riguardo a ciò che più ti è piaciuto dei tuoi lavori precedenti, o di quello che svolgi attualmente.

Come rispondi a queste 9 domande?

Per prepararti a rispondere alle domande motivazionali prova a chiederti:

  • Che cosa mi appassiona nel lavoro e nella vita privata?
  • Che cosa mi interessa di più nel lavoro?
  • Che cosa mi è piaciuto di più dei precedenti lavori che ho svolto?
  • Nelle attività che svolgo quotidianamente, cosa mi appaga di più?
  • Nei progetti a cui ho collaborato, cosa mi ha “acceso”?
  • In quali dei compiti che ho portato a termine mi sento più competente?
  • Cosa del mio lavoro mi rende felice?
  • A cosa non rinuncerei del mio lavoro?
  • Come deve essere l’ambiente lavorativo in cui mi piace lavorare?

Questa è la prima direzione da seguire per poter rispondere in modo convincente e persuasivo alle domande sulla motivazione o meglio, come ormai sai bene, per rispondere alle svariate domande cui il selezionatore farà ricorso per costruirsi un’idea di cosa ti motiva realmente.

Porta esempi, non “aria fritta”

Porta al selezionatore degli esempi concreti delle tue esperienze, episodi vissuti, racconti che supportino ciò che affermi (ovvero che una certa cosa ti piace e ti motiva). Ad esempio, dire che la competizione ti accende non basterà per convincerlo. Dovrai portare un esempio che mostri dove e quando hai dimostrato questa tua propensione.

Che si tratti di esperienze fatte durante i tuoi studi, di attività di volontariato, esperienze lavorative, cerca di rispondere rievocando una vicenda specifica. Assicurati di arricchire le tue risposte con uno o due esempi specifici da cui il recruiter possa derivare la tua dedizione e determinazione.

Focalizzati su degli esempi in cui ti sei realmente sentito gratificato, in cui senti di aver fatto un buon lavoro non perché costretto da qualcuno o perché ci fosse un qualche “premio” in palio, ma perché la tua passione è stata il motore per svolgere al meglio il compito.

La motivazione emerge anche quando non parli di motivazione

Questo tipo di risposte portano il selezionatore a pensare che riesci ad automotivarti e a trovare la forza di andare avanti anche nei momenti più difficili. Se capirai che il selezionatore soddisfa il suo bisogno di comprendere cosa ti motiva non solo attraverso domande dirette, ma anche e soprattutto con domande indirette, sei sulla buona strada per sostenere un colloquio che lascerà il segno.

Se ti affacci per la prima volta sul mercato del lavoro o stai cambiando completamente percorso di carriera, non devi portare necessariamente racconti di esperienze lavorative coerenti con il lavoro a cui ti stai candidando: è difficile che tu ne abbia, dal momento che per definizione non hai ancora maturato esperienze! E non devi portare necessariamente racconti di esperienze maturate nel contesto lavorativo.

Sentiti libero di osare

È necessario che concentri la tua attenzione su esperienze di valore, ovunque esse siano state maturate. Ad esempio, puoi parlare di un tuo interesse personale, di un progetto svolto anche durante gli anni degli studi. O magari ti è capitato di aver organizzato o partecipato ad attività o eventi di volontariato. Tutte queste situazioni sono ottime per rispondere alle domande motivazionali, perché in quelle situazioni si annidano informazioni sul tuo “carburante”, di cui il selezionatore vuole sapere di più.

Potresti parlare di come ti sei preparato per aumentare le tue chance di entrare nell’azienda o nel settore dove desideri lavorare. Per esempio, potresti aver preso parte a qualche corso speciale, oppure esserti messo in contatto con persone che lavorano in un’azienda per intervistarle e conoscere i loro percorsi di carriera. Enfatizza non solo il fatto che tu sia stato motivato dal desiderio di ottenere il lavoro, ma anche dalla voglia di conoscere meglio un certo settore o il lavoro di un’azienda che ti appassiona fortemente.

Domande dirette e indirette sulla motivazione

Il modo in cui il selezionatore indaga la tua motivazione può avvenire attraverso domande che ti chiedono di parlarne sia in modo diretto che indiretto (ovvero attraverso domande che NON fanno esplicito riferimento alla motivazione), come:

  • Qual è stato un aspetto che ti ha entusiasmato nel tuo ultimo lavoro?
  • Che cosa ti è piaciuto di più del tuo precedente lavoro?
  • Hai degli obiettivi che vuoi raggiungere? Quali sono?
  • Ti consideri una persona che ha successo?
  • Che cosa vuol dire avere successo nel lavoro secondo te?

In generale, se onestamente ti piace il lavoro che stai facendo, o che hai fatto in passato, e il ruolo offerto è simile alla tua precedente occupazione, il selezionatore penserà che avrai ottime performance se verrai assunto.

Dovrai quindi solo preoccuparti di non rispondere in modo banale e troppo sintetico alla sua curiosità di sapere perché questo lavoro ti piace e dove risiede la motivazione che ti rende un buon candidato.

L’errore da non commettere

La cosa peggiore da fare è dare al recruiter l’impressione che ti sei candidato per quella posizione solo perché non hai alternative. Oppure, che hai altre aspirazioni e le hai accantonate per qualche ragione.

Quando ti viene chiesto che cosa ti motiva, assicurati che la tua risposta sia sincera e rifletta il tuo vero interesse ed entusiasmo per la professione. Non c’è una risposta preconfezionata: la risposta ovviamente varia da posizione a posizione, da persona a persona, da storia a storia.

Le risposte possibili sono infinite!

Le risposte possibili sono infinite! Se sei un programmatore, nella tua risposta troveranno spazio probabilmente la tecnologia e i sistemi software. Se lavori nel design ci saranno forme, colori e materiali. Se lavori nel settore manifatturiero, nelle tue risposte potrebbero esserci alcuni processi aziendali.

Quindi, quando ti troverai a dover rispondere a queste domande, ripercorri con la mente quali sono state le esperienze più gratificanti, entusiasmanti e in cui hai portato ottimi risultati nel tuo lavoro o durante gli studi e spiegale al selezionatore. Mostrale portando esempi concreti.

Motivazione è sinonimo di risultati

Il lavoro è visto come una cosa personale. Per il recruiter, una persona sarà capace di eccellere nel lavoro solo se ha la giusta ambizione e il desiderio di raggiungere degli obiettivi importanti.

Coloro che hanno voglia di fare bene nel lavoro, solitamente si pongono una serie di obiettivi personali funzionali anche al raggiungimento del successo nella vita professionale. Porsi degli obiettivi a livello personale è considerato, da parte del selezionatore, una aspetto importante, perché significa che il candidato ha un piano, un progetto per la sua vita e la sua carriera, e che sta lavorando per raggiungerlo.

Affinché questo piano di vita e carriera sia credibile, dovrai dedicare un pò di tempo alla preparazione della tua “risposta interiore”. Devi assicurarti che la tua risposta non sia architettata. La cosa migliore da fare per evitare di sembrare finto, è pensare a quali sono le tue ambizioni nella vita e cosa ti auguri di ottenere nel lavoro.

Motivazione è sinonimo di spirito d’iniziativa

Le aziende amano chi ha spirito di iniziativa, ovvero quelle persone fortemente motivate che non si limitano a svolgere le task assegnategli.

I tempi sono molto cambiati rispetto a una volta, quando le competenze e le qualifiche giocavano il ruolo fondamentale nel farti ottenere il lavoro. Oggigiorno, ci sono moltissimi imprenditori disposti ad assumere una persona che mostra un grande entusiasmo e spirito di iniziativa e che ha meno esperienza o è meno qualificata di un veterano con tutti i requisiti richiesti ma che manca di determinazione e voglia di fare.

Soprattutto i piccoli business (l’Italia ne è piena) necessitano di persone ricche di energia e che possono portare il giusto entusiasmo nell’azienda, così da ottenere risultati e cambiamenti vincenti.

Motivazione è sinonimo di coinvolgimento

Qual è stato uno dei progetti più interessanti in cui sei stato coinvolto? Nel lavoro spesso ci sono diversi progetti e compiti da portare a termine. Alcuni di questi ti permettono di ottenere un premio o un bonus, mentre altri ti offrono una gratificazione maggiore a livello professionale e sono importanti anche per un avanzamento di carriera.

Quando il selezionatore ti porrà la domanda sui progetti a cui hai preso parte, pensa ad un momento in cui hai portato a termine un lavoro, da solo o in gruppo, e che ti ha particolarmente gratificato. I progetti possono riguardare qualsiasi cosa: qualcosa che ha modificato gli standard dell’azienda, qualche progetto che ha migliorato le tue competenze e abilità, ecc.

Parla di una situazione in cui non solo hai completato ciò che ti è stato richiesto ma sei andato oltre e hai fatto qualcosa che nessuno si aspettava. Pensa ad una occasione in cui sei stato chiamato ad occuparti di qualcosa, e non solo lo hai fatto in maniera eccellente ma ti sei anche preoccupato di gestire i dettagli che nessuno aveva considerato. Racconta un episodio dove hai evitato dei rischi o risolto degli imprevisti, oppure dove ti è stato riconosciuto un certo merito.

9 cose da fissare nella tua mente

Le risposte alle domande motivazionali hanno un peso importante nel colloquio di lavoro. Non sono risposte che puoi pensare al momento, davanti al selezionatore. Prima del colloquio pensa ad almeno due o tre esperienze che hai vissuto e che vorresti portare al selezionatore come prova della tua passione e dell’interesse che guida le tue azioni sul posto di lavoro.

Ecco 9 cose che devi tenere a mente per affrontare un colloquio motivazionale:

  • Sii entusiasta e rispondi positivamente quando ti faranno domande sulla tua motivazione. Non commettere l’errore (frequente) di parlare invece di ciò che non ti motiva!
  • Condividi con il selezionatore gli esempi concreti che descrivono quando la tua passione è entrata in gioco e ti ha portato buoni risultati. Questo ti aiuterà ad essere persuasivo
  • Non mentire. Non inventare una risposta solo per compiacere il selezionatore. In caso lui o lei ti facessero altre domande dopo aver ascoltato la tua risposta “prefabbricata”, ti troverai in difficoltà e verrai “smascherato” perdendo credibilità e finendo alla fine della lista dei candidati in corsa per quella posizione
  • Non dare risposte tanto lapidarie quanto inutili come come “Si sono molto motivato, questo lavoro mi appassiona molto”. Fine. Non limitarti ad una breve frase di risposta, ma porta delle argomentazioni che supportano la tua affermazione. Il selezionatore ti dedica del tempo, ma vuole anche che questo tempo sia di qualità. Dai valore!
  • Ricorda che i fattori esterni, come i soldi, i bonus, un capo che ti dice esattamente cosa fare, non sono delle forze motrici ben viste dai selezionatori. Focalizzati sull’ispirazione che trovi in te stesso, sul “sacro fuoco” che brucia dentro di te
  • Accetta il fatto che ci sono alcune risposte che non ti metteranno in luce come candidato. Quindi preparati, preparati, preparati. Non avere la presunzione di andare ad un colloquio senza esserti preparato pensando di poter gestire la situazione una volta che l’affronterai.
  • Se sei motivato da “fattori” che non sono minimamente presenti nella posizione offerta, per il selezionatore sarà un campanello d’allarme. Per esempio, se in qualche modo fai capire al recruiter che ciò che ti motiva di più sono i rapporti con la gente, ma il lavoro offerto prevede poca interazione con gli altri, non sarai considerato come un buon candidato per il ruolo
  • Nella maggior parte dei casi (ho detto “maggior parte dei casi”, e non “sempre”) è meglio evitare risposte che individuano nei soldi, bonus, benefit e così via, la forza motrice del tuo entusiasmo per un certo lavoro. Sappiamo tutti che i benefici economici sono molto importanti nel lavoro, ma, il più delle volte, il selezionatore non sta cercando una risposta del genere quando ti chiede che cosa ti motiva. Solitamente i manager e gli imprenditori sanno che i soldi e simili non garantiscono né buone performance né la fedeltà della persona
  • Fai del tuo meglio per dare al recruiter una risposta sincera e specifica. Le risposte vaghe non lo aiutano a capire cosa veramente ti guida e ti entusiasma nel lavoro. Ricorda che ogni domanda è la tua opportunità per mostrare cosa ti motiva, anche se la domanda non fa diretto riferimento alla “motivazione”

(Bonus) Esempi di risposta

Le migliori risposte alle domande che riguardando la tua motivazione sono quelle oneste e che creano un ponte tra te e la posizione descritta nell’annuncio. La tua risposta, oltre ad essere sincera, dovrà anche suggerire al selezionatore che sei molto motivato a svolgere i compiti richiesti dal ruolo per cui ti candidi.

1) Esempio:

“Mi motiva risolvere rompicapi. Mi piace farlo quotidianamente. In università ho portato questa mia motivazione nell’analisi approfondita di dati e dei casi studio. Nell’ultimo lavoro di gruppo in tema di KPIs ero responsabile della preparazione di un report annuali sulle performance dei prodotti. Questa informazione era necessaria per l’azienda per capire dove si sarebbero dovuti concentrare gli sforzi dell’anno successivo. Era gratificante sapere che il lavoro fatto, di revisione e analisi dei dati e dei feedback dei clienti, avrebbe guidato le decisioni del management”.

Perché funziona? Perché non solo mette l’accento sul fatto che ha una passione per l’analisi e la reportistica, ma trasmette un’immagine specifica di come e quando ha condotto questa attività e ne ha ricevuto soddisfazione.

2) Esempio:

“Mi motiva trovare soluzioni ai problemi. Ad esempio, proprio ieri ho aiutato a risolvere una situazione con un cliente che si era lamentato del servizio X per la questione Y. Il cliente era molto confuso ed è stato gratificante rispondere alle sue domande, sciogliere i suoi dubbi e recuperare la sua fiducia nei confronti dell’azienda. Vedere come la frustrazione dei clienti svanisce dopo averli aiutati è una cosa che mi rende fiero e soddisfatto”.

Perché funziona? Perché trasmette l’idea di non vivere le lamentele dei clienti come una “rottura” ininterrotta da fronteggiare, ma come la sfida che è chiamata ad affrontare al fine di generare clienti soddisfatti e fedeli all’azienda per cui lavora.

3) Esempio:

“Mi piace molto questo tipo di lavoro perché mi consente di essere costantemente alla ricerca di idee innovative da inglobare in un progetto. Per esempio, quando lavoravo sulla mia ultima campagna di advertising per il prodotto X, ho portato nel team l’idea A, l’idea B, C, D e F, che sono state oggetto di valutazione approfondita, e molte di queste implementate. Trovo affascinante e stimolante il modo in cui la creatività condiziona il successo di un prodotto o servizio”.

Perché funziona? Perché il candidato supporta la sua affermazione con un esempio concreto di un’esperienza in cui ha dimostrato di avere una passione, e perché ha messo in relazione questo tipo di lavoro con un obiettivo più grande, coerente con l’obiettivo che persegue l’azienda. Non ama trovare “nuove idee” per il solo gusto di sperimentare: sa che questa attività deve produrre un risultato concreto in termini di apprezzamento e vendite dei prodotti e servizi offerti dall’azienda per cui lavora.

4) Esempio:

“Sono molto motivato nelle cose che faccio. Il mio capo e i miei colleghi apprezzano il fatto che in ogni progetto a cui partecipo mi sforzo di dare il meglio. Ogni progetto è un capitolo a sè, una nuova avventura. Le sfide mi entusiasmano. Nei giochi sono piuttosto competitivo; la cosa curiosa è che vivo il mio lavoro come un gioco, e faccio di tutto per “vincere” la sfida. È più forte di me! Non sono una persona che si siede. Mi piace buttarmi in nuove esperienze; la mia passione non mi fa mai fermare”.

Perché funziona? Questa risposta è l’esempio perfetto di una persona che mostra di possedere la dedizione e la tenacia necessaria ad un lavoro che costantemente si rinnova e porta a confrontarsi con nuove sfide. Argomenta e persuade circa il saper dare il massimo in ogni compito assegnato.

5) Esempio:

“Nella mia famiglia nessuno ha frequentato l’università, ma io ero da sempre determinato a farlo. Di conseguenza, mi sono trasferito in un’altra città, ho trovato un lavoro che mi aiutasse a pagarmi gli studi, dato che la mia famiglia non mi supportava economicamente. Ho terminato gli studi il più velocemente possibile e con buoni risultati. Nel percorso di studi quanto nei lavori che ho svolto, ritengo di aver confermato di essere una persona tenace e affidabile. Questi valori sono dentro di me, mi hanno guidato fino ad oggi e sono certo che mi guideranno nel lavoro di domani aiutandomi a rispettare consegne e scadenze. Quando mi pongo un obiettivo e ho chiaro cosa devo fare per raggiungerlo, so mettere impegno e motivazione in quel che faccio”.

Perché funziona? Questa risposta parla tra le righe di una persona abile nel rimanere motivata e disciplinata. Fa leva sul fatto che, siccome i risultati che ha conseguito fino ad oggi sono conseguenza di certi valori, allora significa che questi valori lui li possiede e li porterà in qualsiasi contesto e in qualsiasi sfida sarà chiamato ad affrontare.

6) Esempio:

“A scuola, in particolare durante le lezioni, ho sempre messo un duplice impegno nei miei progetti, data la mia passione per il giornalismo. Per esempio, quando ci fu chiesto di scrivere un articolo sull’argomento X, non mi sono limitato a raccogliere materiale tramite internet e qualche libro, ma ho colto l’occasione per intervistare numerose persone e richiesto e ottenuto l’accesso agli archivi locali per condurre ricerche avanzate. Il risultato è stato che il professore del corso lo ha ritenuto così interessante da proporlo ad alcune riviste; ed è stato poi pubblicato su Y. Penso che il mio interesse e la mia passione per giornalismo mi rendano un buon redattore, sempre a caccia di informazioni e spunti non ordinari”.

Perché funziona? In questa risposta c’è la conferma (supportata da fatti concreti) che lui possiede uno degli ingredienti più importanti che deve possedere un candidato per una posizione di redattore in un giornale. La risposta è orientata ai compiti che dovrà svolgere se verrà assunto, senza essere autoreferenziale.

Colloquio motivazionale per un corso di formazione

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Cosa viene chiesto in un colloquio motivazionale?

Le domande motivazionali sono una parte comune del primo colloquio di lavoro. Una forma tipica della domanda è: “Cosa ti motiva?”, ma ci sono anche altre varianti, come le domande su ciò che ti appassiona o le sfide che cerchi.

Cosa dire a un colloquio motivazionale?

Quando si parla di colloquio motivazionale, ad esempio, si fa riferimento ad un tipo di incontro in cui il recruiter prova ad indagare le ragioni che spingono un talento a desiderare la specifica posizione lavorativa per cui si è candidato.

Come rispondere alle domande motivazionali?

Fai del tuo meglio per dare al recruiter una risposta sincera e specifica. Le risposte vaghe non lo aiutano a capire cosa veramente ti guida e ti entusiasma nel lavoro. Ricorda che ogni domanda è la tua opportunità per mostrare cosa ti motiva, anche se la domanda non fa diretto riferimento alla “motivazione”

Cosa chiedono al colloquio motivazionale IED?

3.1.2. Il colloquio motivazionale intende valutare il livello di cultura generale dello studente, prendendo in considerazione le attitudini, le motivazioni e la conoscenza di arti, design, comunicazione e nuove tecnologie.