Fac simile lettera datore di lavoro mancato rimborso 730

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È tempo di dichiarazione dei redditi: sia il modello 730/2022 ordinario che il 730/2022 precompilato possono essere inviati all’Agenzia delle Entrate con la possibilità di ricevere, si spera il prima possibile, un rimborso Irpef.

Ovviamente non è così scontato che il conguaglio sarà a credito: molto dipende infatti dalla situazione del contribuente. Ad esempio, se ha un solo rapporto di lavoro, e quindi una sola certificazione unica, e in dichiarazione dei redditi ha indicato una serie di spese detraibili, allora è molto probabile che dal 730/2022 ne risultino dei soldi da recuperare. Diversamente, già con due certificazioni uniche c’è il rischio di un conguaglio a debito, in quanto l’Irpef versata durante l’anno è risultata inferiore a quella dovuta. In tal caso, dunque, è lecito aspettarsi una o più trattenute dai prossimi stipendi.

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Ma concentriamoci sul caso più “fortunato”, ossia del contribuente che avendo goduto di diverse detrazioni ha maturato un credito Irpef nei confronti del Fisco, avendo così diritto a un rimborso.

La domanda è: chi lo paga? Del cosiddetto bonus Irpef se ne fa sempre carico l’Agenzia delle Entrate, ma le modalità di erogazione differiscono a seconda della situazione del contribuente. Ad esempio, solitamente per i lavoratori dipendenti il conguaglio Irpef viene effettuato direttamente in busta paga, in quanto il datore di lavoro agisce come sostituto d’imposta.

La regola, infatti, prevede che per i lavoratori dipendenti è il datore di lavoro a farsi carico del rimborso nella prima retribuzione utile, ossia con la busta paga di competenza del mese successivo a quello di ricezione del 730/2022. Nel dettaglio, i rimborsi possono arrivare da luglio a novembre, a seconda di quando è stato presentato il modello 730/2022.

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Ma cosa succede se il datore di lavoro non paga il rimborso? Ecco quali sono le tutele per il lavoratore dipendente e cosa questo deve fare per far valere il proprio diritto.

Il rimborso 730/2022 va anticipato dal datore di lavoro

Il rimborso del 730/2022 deve essere pagato dal datore di lavoro (eccetto in alcune occasioni, come vedremo di seguito). Anzi, deve essere “anticipato” dal datore di lavoro, in quanto è vero che questo paga di tasca propria quanto spetta ai propri dipendenti a titolo di rimborso Irpef, ma comunque andrà a recuperare le somme anticipate successivamente, in sede di liquidazione del modello F24 relativo al mese successivo a quello in cui ha provveduto con il rimborso. Questo, dunque, recupererà quanto rimborsato dalle ritenute fiscali dovute per tutti i dipendenti.

Nel dettaglio, nel modello F24 questo inserisce dei codici tributo a credito che vanno ad abbassare, con la possibilità di azzerare, le ritenute a titolo di Irpef effettuate sui compensi di competenza del mese successivo a quello a cui riferisce l’anticipo del rimborso.

Potrebbe succedere, però, che il datore di lavoro sia incapiente, ossia che l’ammontare dei rimborsi da riconoscere sia superiore a tutte le ritenute Irpef dovute (addizionali comprese).

In caso d’incapienza il datore di lavoro può quindi corrispondere un rimborso in misura inferiore, riconoscendo poi il residuo nei mesi successivi. Esiste però una condizione: qualora debbano essere riconosciuti più rimborsi in quanto c’è più di un dipendente a credito, il datore di lavoro incapiente deve comunque procedere all’anticipo del rimborso in percentuale uguale per tutti i dipendenti.

Attenzione: se il lavoratore dipendente ha presentato il modello 730/2022, il datore di lavoro non può esimersi, salvo il caso suddetto d’incapienza, dall’anticipare quanto dovuto.

Ricordiamo poi che per il modello 730/2022 presentato dal lavoratore dipendente non è prevista l’opzione senza sostituto d’imposta (introdotta, invece, eccezionalmente nel 2020 causa Covid); per ottenere eventualmente il rimborso dall’Agenzia delle Entrate bisogna presentare dunque il modello Redditi.

Cosa succede se il datore di lavoro non paga tutto il rimborso?

Il datore di lavoro, dunque, non può opporsi in alcun modo alla richiesta dei propri dipendenti che intendono ricevere il rimborso Irpef. L’unica condizione per farlo è quella in cui risulti incapiente, ossia qualora alla fine dell’anno il datore di lavoro non sia riuscito a effettuare tutti i rimborsi dovuti.

Questo avviene nel caso in cui il totale della somma a credito da corrispondere ai dipendenti sia superiore alla somma delle ritenute complessivamente dovuti dall’azienda.

Alla fine dell’anno, dunque, potrebbero esserci degli importi non rimborsati. Questi andranno indicati nella Certificazione Unica di fine anno, con il dipendente che a questo punto potrà:

  • aspettare la dichiarazione dei redditi dell’anno successivo, con la quale chiedere anche il rimborso non ancora effettuato;
  • chiedere all’Agenzia delle Entrate di procedere con il rimborso. L’istanza andrà consegnata all’Ufficio locale competente, meglio se in allegato con una dichiarazione del datore di lavoro con il quale viene confermata l’incapienza dello stesso e l’importo ancora dovuto. Ci sono 48 mesi di tempo per presentare questa richiesta.

Per tutti gli altri casi in cui il datore di lavoro si rifiuta di pagarvi quanto vi spetta a titolo di rimborso del 730/2022, vi consigliamo di rivolgervi a un esperto, quale potrebbe essere l’ispettorato territoriale del lavoro oppure un avvocato, i quali sapranno consigliarvi al meglio su cosa fare.

730/2022 senza sostituto d’imposta: l’eccezione del lavoro domestico

L’unica eccezione è rappresentata dai lavoratori impiegati con contratto di lavoro domestico, come ad esempio colf e badanti. Per questo tipo di rapporti di lavoro, infatti, c’è una particolarità: il datore di lavoro non agisce in qualità di sostituto d’imposta.

Non sarà questo dunque a dover anticipare un eventuale rimborso Irpef nello stipendio, in quanto i soldi verranno riconosciuti direttamente dall’Agenzia delle Entrate.

Rimborso Irpef in busta paga: quando arriva?

A questo punto non resta che rispondere a un’ultima importante domanda: quando è in programma il pagamento del rimborso in busta paga? Ebbene, molto dipende da quando è stata inviata la dichiarazione dei redditi: solamente chi la presenta entro oggi, 31 maggio 2022, ha speranze di ricevere i soldi già nella busta paga di luglio, quella dove tra l’altro il datore di lavoro dovrà anticipare anche il bonus 200 euro.

In caso di ritardo, invece, il rimborso può arrivare tra agosto e novembre (considerando che l’ultimo giorno per l’invio del modello 730/2022 è il 30 settembre).

Cosa fare se il datore di lavoro non rimborsa il 730?

Se il datore di lavoro è incapiente non si rischia di perdere il rimborso del 730 spettante. Solitamente il lavoratore dipendente che ha un credito derivante dalla dichiarazione dei redditi lo riceve in busta paga, anticipato dal proprio datore di lavoro, che poi lo recupera.

Quanto tempo ha il datore di lavoro per pagare il rimborso del 730?

730 rimborso, quando arriva da Agenzia delle Entrate La liquidazione dei rimborsi ad opera dell'ADE è effettuato entro: 6 mesi dalla scadenza per l'invio del modello 730; In alternativa, dalla data di trasmissione effettiva se successiva alla scadenza.

Perché non ho ancora ricevuto il rimborso del 730?

Quando il tuo rimborso non corrisponde alla tua richiesta puoi chiedere chiarimenti sulla tua posizione attraverso diversi sistemi. Hai a disposizione i seguenti numeri di telefono: 800.90.96.96 se chiami da fisso. 06-96668907 se chiami da cellulare.

Cosa fare se il datore di lavoro non paga l'Irpef?

12113 depositata il 16 maggio 2017 intervenendo in tema di ritenute alla fonte ha statuito che nei casi in cui il datore di lavoro non ha versato la trattenuta alla fonte operate sulla “busta paga” il lavoratore è tenuto a pagare di nuovo l'Irpef sulla busta paga nonostante abbia ricevuto lo stipendio al netto delle ...