Film belli da guardare su prime video

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Show
Elijah Wood e Sean Astin in una scena di Il signore degli anelli - Le due torri

La curiosità fa parte dell'essere umano. Ci guardiamo intorno alla ricerca di nuovi stimoli prima inaccessibili. Così è soprattutto per gli amanti del cinema, da sempre pronti a immergersi in nuovi mondi, scavare in nuove anime, far proprio un rapporto finito, o imparare a innamorarsi di nuovo. Ma quando l'esperienza immersiva di una sala cinematografica non è abbastanza, e il catalogo personale di DVD e blu-ray non risponde alla proprie necessità di visione, ecco che arrivano in nostro soccorso le piattaforme di streaming. Come un medico acuto e perspicace, grazie ai loro cataloghi pressoché infiniti ognuna di loro riesce a trovare la soluzione ai nostri mali, o semplici esigenze emotive. Abbiamo paura? Scorri la categoria horror. Siamo innamorati? Perché non dai un'occhiata alle commedie sentimentali? Vuoi tornare bambino? Tranquillo, ci sono una marea di cartoni animati che ti aspettano. Vuoi vedere qualcosa di nuovo? Perché non dare un'occhiata ai film su Amazon Prime Video?

Negli anni il servizio Amazon Prime ha consolidato un'offerta di visione davvero interessante e di ottima qualità. Il suo catalogo è un viaggio nella storia del cinema spaziando tra i grandi classici, dalle ultime uscite sia italiane a quelle internazionali. Dopo un'accurata selezione, abbiamo scelto quelli che sono i migliori film su Amazon Prime Video da vedere, adatti a ogni tipo di spettatore e amante di ogni genere cinematografico: buona visione!

1. L'ALBA DEI MORTI DEMENTI (2004)

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Shaun of the Dead: Simon Pegg va a caccia di zombie per le strade di Londra

Il genere horror nasce soprattutto per esorcizzare le nostre paure attraverso un viaggio negli antri più misteriosi della mente umana. Le fobie e gli orrori prendono corpo trasformandosi in creature mostruose, zombie, o eventi apocalittici. Ma tra le mani di Edgar Wright, regista onnivoro e bulimico di ogni genere cinematografico, il mondo degli zombie-movie si fa universo da ribaltare, tramutando le urla in risate e gli attacchi mortali in gag esilaranti. L'alba dei morti dementi del 2004 segue le vicende di Shaun (Simon Pegg) impiegato trentenne dalla vita noiosa, che divide un appartamento con il suo migliore amico Ed (Kevin Frost). La vita dei due verrà sconvolta quando si troveranno al centro di un attacco zombie. Insieme a loro tenteranno la fuga Liz (fidanzata Shaun), gli amici David e Dianne e la madre Barbara (Penelope Wilton). Lontano dalla prevedibilità e della facile demenzialità, L'alba dei morti dementi è un viaggio stralunato in universi già segnati e marcati in precedenza, resi qui del tutto nuovi e originali.

2. ESPIAZIONE (2007)

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Keira Knightley e James McAvoy in una scena romantica del film Espiazione

Era il 29 agosto del 2007 quando Joe Wright diventa il più giovane regista ad aprire la Mostra del cinema di Venezia con il film Espiazione. Acclamato da pubblico e critica, il film tratto dall'omonimo romanzo del 2001 di Ian McEwan segue le vicende di Briony Tallis viaggiando tra sessant'anni di storia inglese e lungo due linee di racconto pronte a intersecarsi con conseguenze tragiche: quella della realtà e quella dell'immaginazione della giovane protagonista. Sopraffatta dalla propria fervida fantasia e dall'inesperienza della giovane età, Briony (Saoirse Ronan) fraintende la profondità del sentimento che lega la sorella Cecilia (Keira Knightley) al tuttofare Robbie Turner (James McAvoy) e spinge i due verso un futuro drammatico da cui è difficile fare ritorno. Indimenticabile il piano-sequenza sulle spiagge di Dunkerque.

3. LAURENCE ANYWAYS E IL DESIDERIO DI UNA DONNA (2012)

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Laurence Anyways: Suzanne Clément e Melvil Poupaud in una scena del film

Aveva solo 23 anni Xavier Dolan quando realizzò quello che è per molti considerato l'apice della sua carriera registica: Laurence Anyways e il desiderio di una donna. L'opera segue il processo di transizione di Laurence Alia e le difficoltà di tenere stretta a sé la donna della propria vita, Frédérique (Suzanne Clément). Una pellicola delicata, eppure a tratti disperata, che mostra quanto sia necessario liberarsi e vivere la propria vita come si desidera. Ma Laurence Anyways è soprattutto un saggio sulla potenza dell'amore, quello puro e profondo capace di superare le differenze di genere e l'uso del corpo non più come mero strumento sessuale.

4. IL NOME DEL FIGLIO (2015)

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Il nome del figlio: Valeria Golino abbraccia Luigi Lo Cascio in una scena

Una casa; una famiglia; ricordi e viaggi nel passato tra recriminazioni e parole mai dette perché solo pensate. Ancor prima di Perfetti Sconosciuti, Francesca Archibugi trasforma lo spazio di una cena in una situazione claustrofobica in cui gettare i fratelli Paolo e Betta Pontecorvo (Alessandro Gassmann e Valeria Golino) i rispettivi coniugi (Simona e Sandro, ossia Micaela Ramazzotti e Luigi Lo Cascio) e l'amico di Sempre Claudio (Rocco Papaleo). L'annuncio del nome del figlio in arrivo di Simona e Paolo (Benito, cosa inammissibile per una famiglia cresciuta a pane e comunismo) darà il via a confessioni e rivelazioni pronte a scaturire in una netta messa in discussione di valori e scelte personali tra flashback e ritorni ad un presente colpito in ogni angolo. Tratto dalla pièce teatrale Le Prénom, Il nome del figlio condivide con il film francese del 2012 Cena tra amici il punto di partenza del proprio intreccio per poi vivere di vita propria e vestire tematiche, differenze e peculiarità tipicamente italiane. Il tutto condito da una sceneggiatura intelligente e divertente, ma mai banale.

5. NEBRASKA (2013)

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Nebraska: un'immagine di Will Forte e Bruce Dern

Il tema del viaggio è alquanto ricorrente nella storia del cinema. Ma in Nebraska di Alexander Payne non è la meta dell'odissea on the road l'obiettivo dell'opera, quanto il viaggio stesso. È all'interno di quella macchina diretta verso il Nebraska in cui si ritrova il cuore pulsante del film. Sarà infatti su quei sedili che il giovane David (Will Forte) tenterà di recuperare il proprio rapporto con il padre Woody (Bruce Dern), ex-alcolista deciso ad andare a Lincoln per recuperare quella che crede essere la vittoria di un milione di dollari alla lotteria. Viaggiando sulle frequenze del dramma e della commedia, Nebraska è una ballata delicata, colma di sarcasmo e tanto realismo. Tra carreggiate infinite, intermezzi e soste di vario genere, David conoscerà per la prima volta suo padre, attraverso ricordi, amori mai dimenticati e sogni infranti lasciati custoditi tra oggetti, luoghi, associazioni di idee pronte a comparire come Madeleine proustiane.

6. LA PRIMA NOTTE DI QUIETE (1972)

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Alain Delon ne La prima notte di quiete

La Rimini in inverno è un buco dell'anima. Tolte le risate, le urla sulla battigia, ciò che rimane è l'interiorità di chi attraversa quelle spiagge vuote. Il silenzio che ci circonda, il freddo che insidia nelle ossa, sono specchi riflettenti pensieri e paure tenute sottaciute. Ed è in una Rimini invernale, lontana da quella spensieratezza malinconica de I Vitelloni di Fellini, che Zurlini ritrae la figura di Daniele Dominici (Alain Delon) professore di letteratura, angelo (de)caduto, innamorato e tradito da Vanina, sua allieva, che arriva al capolinea della sua vita in un'ambiente di insondabile malinconia. Un'opera sublime, nell'accezione più romantica del termine, che coinvolge e commuove. Mentre il mare d'inverno prende e rapisce, trascina nei suoi abissi tra detti e non detti.

7. PRIDE (2014)

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Andrew Scott in una scena di Pride

Tratto da una storia vera, il film di Matthew Warchus si ancora ai canoni della commedia tipicamente British per raccontare l'orgoglio e l'accettazione di far parte non di minoranze, ma di tante e colorate sfumature di uno stesso arcobaleno. La sessualità, il proletariato, tutto ciò che poteva essere bersaglio di discriminazione nel Regno Unito degli anni Ottanta, si trasforma in Pride in bandiera da sventolare, ricordando l'importanza dell'uguaglianza nell'essere umano. L'umorismo si unisce alla commozione, supportato da un cast variegato (dal Dominic West di The Wire, al solito impeccabile Andrew Scott, passando per il George MacKay di 1917 al sorprendente Paddy Considine) in cui ogni elemento si incastra perfettamente all'altro in questo puzzle che si prefigge di abbattere il muro dei pregiudizi tanto del passato, quanto - purtroppo - del presente.

8. BOYHOOD (2014)

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Boyhood: una bella immagine di Ellar Salmon

12 anni di vita riassunti e rivissuti in 12 anni di film. La crescita di Mason Evans combacia perfettamente con quella del suo interprete Ellar Coltrane. Richard Linklater con Boyhood condensa in 2 ore e 46 minuti la crescita di un bambino di 8 anni pronto a diventare un giovane ventenne. I rapporti con la madre (Patricia Arquette, premio Oscar nel 2015) e i suoi compagni sbagliati, le lotte con la sorella e quella con il padre rimasto comunque vicino ai propri figli: per dodici anni Linklater dirige i propri attori per due settimane, dando vita a momenti critici, quanto pieni di sorrisi e speranza. Collage famigliare, esperimento cinematografico, ma anche testimone di un'America che cambia al ritmo del cambiamento del piccolo Mason, Boyhood è una e centomila tipologie di film, affresco su cosa voglia dire essere prima bambino, poi adolescente e infine giovane uomo negli Stati Uniti nell'arco di una decade. E così, la sostanza filmica si mescola a quella reale.

9. HIGH LIFE (2018)

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High Life: un primo piano di Robert Pattinson

Il concetto di Odissea e dell'eterno peregrinare trova di nuovo il suo perfetto contenitore ambientale nello spazio. L'immensità di questo universo, luogo dell'eterno possibile e delle continue possibilità, squarcia un'interiorità fatta a puzzle smantellato, che in High Life trova il suo contrappunto narrativo in un prison movie misto a favola scientifica, dalla cronologia frammentata. Lo spazio del film si reduplica in uno spazio mentale ricco di suggestioni scaturito dal pensiero di dodici passeggeri, criminali condannati a morte che hanno scelto di partire volontari per una missione spaziale sapendo di non rivedere mai la Terra. A farsi portavoce e bandiera di questo peregrinare filtrato dalla visione di Claire Denis è un Robert Pattinson lirico, introspettivo e profondo.

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10. HIGH RISE (2015)

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Tom Hiddleston in High Rise

È un grattacielo alto, altissimo quello che si staglia sin dalle prime battute di High-Rise. L'elemento urbano si spoglia della sua sede abitativa, per vestirsi di simbolismo e metaforiche relazioni sociali. Guidati dallo sguardo prima ingenuo, e poi sempre più assuefatto alla violenza e al dolore, di Robert Laing, l'ascesa ai piani alti di questo Condominio diventa una caccia al tesoro alla brutalità umana. Un'ascesa sociale compiuta a passo d'ira, violenza, e colorata di sangue, sfumata di indicibili istinti umani e pulsioni primitive e portati qui in auge da personaggi in dondolio fra psicosi e logica. Tom Hiddleston si fa perfetto portavoce di una discesa negli inferi passando da sguardi rilassati a occhi spiritati. E così il blu degli occhi diventa fuoco infernale, colto ed enfatizzato dalla macchina da presa di Ben Wheatley, regista che ha da sempre dimostrato di prediligere l'eccesso, nuotando con semplicità nelle mosse acque del grottesco.

Leggi anche: Tom Hiddleston: i 5 migliori film di un talento inglese (+1 bonus)

11. LE AMICHE DELLA SPOSA (2011)

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Bridesmaid: una scena con Kristen Wiig e Maya Rudolph

Voglia di risate dal sapore di girl power? Allora non perdetevi su Amazon Prime Video Le amiche della sposa, film del 2011 diretto da Paul Feig. Annie (Kristen Wiig), quarant'anni, una relazione naufragata e un lavoro perso, nella vita non ha mai avuto nulla di speciale, se non la sua migliore amica Lillian (Maya Rudolph). Da sempre insperabili, ora che Lillian è pronta a coronare il proprio sogno d'amore, Annie sa che non può far altro che organizzarle il matrimonio più bello di sempre. Ma a ostacolarle i piani c'è Helen (Rose Byrne), ricca e viziata signora che aspira al suo posto nel cuore di Lillian. Nel film di Feig non è pertanto l'aspetto del matrimonio la forza motrice dell'intreccio, quanto il senso di inadeguatezza che ci coglie proprio nel momento in cui siamo chiamati a dare giustizia a un'amicizia ferrea che tanto ha dato e che tanto merita di ricevere. Il tutto scandito da una comicità esilarante, trainata dalla forza ilare di Kristen Wiig e Melissa McCarthy.

12. SOUND OF METAL

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Sound of Metal: Riz Ahmed durante una scena del film

Lo spettatore del 2000 è investito da fiumi di opere audiovisive da consumare in maniera bulimica. Assumiamo le immagini in movimento come alimento dello spirito, lasciando che sia la musica a orientarci nella profondità della natura dei sentimenti. anticipando il sopraggiungere di un senso di timore, ansia, amore, o commozione. Quando questo aspetto sonoro viene a mancare, lo spettatore si ritrova frastornato, perduto, investito da un'ondata perturbante simile a quella che ha colto impreparato il protagonista del film di Darius Marder. La storia di Sound of Metal scorre lineare, ma le conseguenze del suo passaggio sono paragonabili a un fiume in piena. L'assenza di suono, la fissità della macchina da presa, una fotografia desaturata, sono ponti levatoi che si aprono sull'interiorità dello spettatore più sensibile, pronto ora a cogliere e far sua la storia di Ruben (Riz Ahmed), persosi nella selva silenziosa di un apparato uditivo che non funziona più, e da lì rinascere, accettando le proprie mancanze per tramutarle in qualcosa di unico e straordinario.

13. 1917 (2019)

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Una scena del film 1917

Un lungo piano sequenza che sa di terrore, paura, adrenalina, timore di non portare a termine il proprio compito mentre tutto intorno puzza di inferno e brucia come carta al fuoco. La missione a tratti suicida affidata ai giovani caporali britannici Blake e Schofield sullo sfondo della Prima Guerra Mondiale diventa una discesa agli inferi pennellata di eroismo e profonda umanità. Le linee nemiche da attraversare si aprono dinnanzi al pubblico in sala, coinvolgendolo grazie a un unico (apparente) piano sequenza dove non c'è spazio per respirare, distrarsi, distogliere lo sguardo dallo schermo. La guerra che impazza in 1917 si espande fuori dalle cornici cinematografiche per colpire il pubblico, lasciandolo a bocca aperta. Al resto ci pensa la fotografia cinerea, lacerante, soffocante di Roger Deakins e la regia intima, ossessivamente attratta e incollata sulle figure dei due protagonisti di Sam Mendes.

14. RE PER UNA NOTTE (1983)

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Robert De Niro in Re per una notte

Confrontando le varie recensioni e critiche sul Joker di Todd Philips, un film su tutti viene spesso citato in un confronto continuo e - probabilmente - non casuale: stiamo parlando di Re per una notte, forse uno dei film più sottovalutati e fino a poco tempo fa dimenticati di Martin Scorsese. A rubare la scena è il protagonista, interpretato dal sempre impeccabile Robert De Niro, qui nei panni di Rupert Pupkin, aspirante, ma sfortunato comico. L'uomo ha infatti 34 anni e vive ancora con sua madre in un seminterrato dove passa le giornate preparando le battute da recitare sia davanti a un pubblico di cartone, che a Jerry Langford (Jerry Lewis), comico migliore del suo tempo, e fonte di ispirazione per Pupkin. Dopo essere riuscito ad entrare nella macchina di Langford, Pupkin si illude di aver trovato in lui un fedele alleato nella sua ascesa al mondo dello spettacolo televisivo. Tuttavia, Langford liquida Pupkin gettandolo tra le braccia di un ulteriore, amarissimo, fallimento. Tra ossessioni, difficoltà di instaurare rapporti umani e timidezza, il film di Scorse non solo mostra un lato spesso dimenticato del dietro le quinte della macchina dello spettacolo, che un saggio sull'essere umano, tra cadute e successi.

15. IL PRIMO DEI BUGIARDI (2009)

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Jennifer Garner e Ricky Gervais in una scena del film The Invention of Lying

In un mondo in cui tutti dicono la verità, uno scrittore mente per la prima volta e usa le bugie per soddisfare i suoi interessi. La bramosia di successo si tramuterà ben presto in una situazione ingestibile, soprattutto quando la gente inizierà a considerare le sue parole come Vangelo pendendo dalle sue labbra. Benvenuti nel mondo di Ricky Gervais, dove la semplicità apparente nasconde sempre una sottile, e per questo subdola e cinica, denuncia sociale. Con Il primo dei bugiardi, film del 2009 da lui diretto e scritto insieme a Matthew Robinson, Gervais con acutezza e ironia, indaga sulla nostra propensione a mentire e allo stesso tempo alla nostra incapacità di discernere cosa sia vero da cosa sia falso. Dai discorsi dei politici in TV, ai racconti degli amici, dalle notizie manipolate a quelle inventate su internet, a quante cose crediamo, senza poter confermare la loro attendibilità? Attraverso il personaggio di Mark Bellinson e la sua scoperta di quanto potenti siano le menzogne, Gervais concepisce un universo in cui con ironia dissacrante mostra quanto non solo le bugie abbiano le gambe corte, ma possano tagliare anche quelle del successo.

16. NOTTING HILL (1999)

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Notting Hill: Julia Roberts e Hugh Grant in una scena

Lei è una stella del cinema, la splendida Anna Scott (Julia Roberts); lui è William (Hugh Grant) proprietario di una libreria nel quartiere di Notting Hill a Londra. Tra i due scatta subito la scintilla ma il loro rapporto è ostacolato dalla differenza di status e dalla ingombrante presenza del fidanzato di lei. Come in ogni favola che si rispetti, però, Anna e William avranno il loro lieto fine, superando, insieme, tutte le difficoltà e i malintesi. Il resto è Notting Hill, una delle più famose e amate commedie romantiche degli ultimi decenni, diretta da Roger Michell e disponibile su Prime Video. Siete pronti a lasciarvi conquistare ancora una volta da un film "surreale, ma bello"?

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17. SHREK (2001)

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FIona e Shrek in una romantica scena del film Shrek (2001)

"E vissero tutti felici e contenti", ma non nel mondo di Shrek. Già perché nell'universo dominato da un orco che rutta e legge le favole seduto sulla latrina, mentre una principessa va ghiotta di topi arrostiti e un asinello petulante si riscopre cantante, ogni fiaba classica è un microcosmo da prendere e ribaltare come un calzino. Quello di Vicky Jenson e Andrew Adamson è un collage di situazioni riconoscibili perché facenti parte della tradizione favolistica, ma incapaci di verificarsi. E così la quest dell'orco Shrek, chiamato a trarre in salvo la principessa Fiona per consegnarla al principe Farquaad a patto che questi si riprenda tutte le creature fantastiche che ha cacciato dal castello e che minacciano la solitudine dell'orco, diventa un percorso a ostacoli, il cui l'ostacolo maggiore è evitare di cadere negli stilemi della fiaba classica. Nessun personaggio delle favole rimarrà immune dall'attacco parodistico di Shrek, vero e proprio cult dell'animazione contemporanea.

18. MEAN GIRLS (2004)

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Mean Girls: Rachel McAdams in una foto di scena

Nel mondo di Mean Girls ci sono regole da seguire, una sua tutte "il mercoledì ci vestiamo di rosa". Eppure, in questo universo confetto, pastello, a insinuarsi tra gli sguardi delle protagoniste scorre un'invidia e una gara ambiziosa a detenere lo scettro delle "più belle", delle migliori. Il tutto, costruito con ironia e scene cult nate in seno alla caustica parodia dei lati più vanitosi dell'universo femminile.

19. RICOMINCIO DA TRE (1981)

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Ricomincio da tre: Massimo Troisi fa l'autostop

Iniziare la propria carriera da regista cinematografico con una pietra miliare della commedia all'italiana? È possibile, e a dimostrarlo ci ha pensato Massimo Troisi con Ricomincio da tre. Il film del 1981 rientra tra le visioni imperdibili tra quelle offerte su Prime Video. Troisi qui ricopre anche il ruolo di protagonista interpretando Gaetano che da San Gregorio a Cremano decide di trasferirsi dalla zia a Firenze per dare una svolta alla propria vita. Nel capoluogo toscano incontra Marta, giovane infermiera col pallino della scrittura, per la quale nasce un interesse ricambiato. A movimentare le sue giornate si uniscono un parroco intimo della zia, Frankie, e il suo vecchio amico Lello, che lo raggiunge in città. Il resto è una giostra di battute e incontri strampalati che fanno di ogni momento un collage di ricordi impressi nella nostra memoria collettiva.

20. LA MIA VITA DA ZUCCHINA (2016)

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Ma vie de courgette: una scena del film d'animazione

Zucchina non è una verdura, ma un bambino solo, impaurito dopo la morte della mamma alcolizzata. Eppure da un trauma può nascere un oceano fatto di piccole gioie. Nella casa-famiglia in cui viene accolto (e lontano dallo stereotipo del luogo infimo e lugubre creatosi nel tempo) Icaro/Zucchina incontrerà nuovi amici come Simon, Ahmed, Jujube, Alice e Béatrice, tutti piccoli portatori di storie fatte di sofferenza. E poi c'è Camille che per lui diventerà molto più che una semplice amica. La mia vita da zucchina (tratto dal libro Autobiographie de une Courgette) di Claude Barras mostra come dietro l'apparente sguardo infantile di un'opera d'animazione in stop-motion si possa nascondere un viaggio nella profondità umana, tra commozione, desideri, speranze, sofferenze e primi approcci con la sfera sessuale. Perché se pensate che il film di Barras sia per bambini, vi sbagliate di grosso.

21. L'ULTIMO IMPERATORE (1987)

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L'ultimo imperatore 3D: una scena

9 Premi Oscar, 4 Nastri d'Argento e 9 David di Donatello. Basta partire da questo palmares per comprendere la grandezza di un film come L'ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci. Uscita nel 1987, l'opera segna l'apice della carriera del regista di Parma in un viaggio che parte dal 1908 quando a soli tre anni il piccolo Pu-Yi ascende al ruolo di imperatore della Cina, per poi concludersi nel 1967, quando il protagonista muore come un cittadino comune della Repubblica Popolare Cinese. Il film segue le tappe della crescita del protagonista all'interno della Città Proibita, alternandole con il rimpatrio dell'uomo come criminale di guerra e il successivo procedimento di rieducazione impostogli dalla Cina maoista dopo dieci anni di detenzione. Circondandosi di professionisti come il direttore della fotografia Vittorio Storaro fino al costumista James Acheson, la bellezza dell'opera di Bertolucci rientra nell'amalgamare la dimensione spettacolare di una storia 'epica' con l'inferno dell'essere umano. Dopotutto Pu-Yi non è altro che un bambino divenuto uomo senza poterlo essere veramente; un imperatore senza potere; un uomo dimenticato che passa da una prigione dorata, a un'altra.

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22. INSIDE MAN (2006)

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Denzel Washington in una immagine del film Inside Man

Prendete la costruzione di un noir classico, una banda di rapinatori guidata da Dalton Russel (Clive Owen), il brivido dell'heist-movie, una rapina in banca organizzata nei minimi dettagli, e mescolatela a una schiera di ostaggi impauriti tra dipendenti e clienti. Aggiungetevi poi un brillante Detective come Frazier (Denzel Washington), capace di instaurare con arguzia e sapienza un rapporto telefonico con l'autore del sequestro e affiancatelo a una donna (Jodie Foster) a difesa delle istituzioni. Shakerate bene ed ecco che otterrete uno dei migliori heist-movie degli ultimi anni come Inside Man di Spike Lee. Tra Spillaine e Chandler, con un tocco di Rapina a mano armata di Stanley Kubrick, il film di Lee è un portento di eleganza, cura nei dettagli, cinema d'autore e suspense.

23. HITCHCOCK/TRUFFAUT (2015)

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Hitchcock/Truffaut: Alfred Hitchcock e François Truffaut in una famosa immagine che li ritrae durante uno dei loro incontri

Per ogni amante del cinema di Alfred Hitchcock che si rispetti, il libro-intervista a cura di François Truffaut è molto più che un incontro da divorare pagina dopo pagina; è una Bibbia da analizzare e rileggere più e più volte, per apprezzare appieno la genialità del regista di Psyco e la potenza di concetti come il MacGuffin, la suspense, il rapporto con gli attori. Partendo dagli scatti e dagli audio originali di quell'incontro, il regista Kent Jones con il suo documentario Hitchcock/Truffaut riunisce autori cinematografici come James Gray, Martin Scorsese, Paul Schrader, Wes Anderson, David Fincher, Olivier Assayas, Peter Bogdanovich, Kiyoshi Kurosawa e Richard Linklater per comprendere la portata ereditaria di Hithcock sul loro cinema, e l'importanza di un testo come quello di Truffaut volto a elevare la figura del regista a quella di autore.

24. ONE DAY (2011)

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Faccia a faccia tra Jim Sturgess e Anne Hathaway in One Day

Un giorno, lo stesso per vent'anni, nella vita di Dexter (Jim Sturgess) ed Emma (Anne Hathaway) conosciutisi alla festa di laurea del 1988 e uniti in un rapporto difficile, eppure solido, che li terrà uniti fino al 2006. Una trama semplice, quella di One Day, che ha dato vita prima al romanzo cult di David Nicholls e poi, nel 2011, all'omonima pellicola diretta da Lone Scherfig. Nonostante le differenze caratteriali, e le opposte ambizioni, i due continueranno a cercarsi, anno dopo anno, sia che si trovino nello stesso luogo sia che siano lontani l'uno dall'altra, prigionieri eterni di un labirinto sentimentale che vorrebbe essere di amicizia, pur odorando di amore. Il risultato è una commedy-drama romantica decisa a non piegarsi agli stereotipi imposti da Hollywood del suo genere di appartenenza.

25. METTI LA NONNA IN FREEZER (2018)

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Metti la nonna in freezer: Fabio De Luigi e Miriam Leone in un momento del film

Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi sono giovani. Lo si evince dalla leggerezza di riprese e raccordi di montaggio del loro film di debutto, Metti la nonna in freezer. Se da un lato i due infondono dinamicità e freschezza a un panorama cinematografico ormai stantio e saturo di idee, dall'altro mostrano un legame stretto con un modo di far cinema ancora troppo poco epurato da talune "americanate". Metti la nonna in freezer fa ridere perché si fa diretta discendente di quella lettura agrodolce e ossimorica di una situazione sociale in cui la morte diventa pretesto per ingannare lo stato e, contemporaneamente, spinta propulsiva a vivere. La presenza della morte, e il suo riderci sopra, era infatti una delle caratteristiche principali dell'antica arte della commedia tricolore; un elemento fondante che qui i due giovani registi infarciscono con un black humor tipicamente inglese e uno stile autoriale influenzato dai film bulimicamente divorati nel corso della loro formazione cinematografica. In Metti la nonna in freezer c'è il cinema di Edgar Wright, di J.J Abrams, dei fratelli Coen (si pensi a Lady Killers) e dei Monty Python (ovviamente calibrato e centellinato secondo i dettami nostrani), ma soprattutto c'è una ricercatezza e una voglia di far ridere senza per forza scadere nel trash o in quell'inevitabile volgarità che ci ha accompagnato troppo spesso al cinema negli ultimi decenni.

26. JURASSIC PARK (1993)

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Una scena di Jurassic Park

Una saga intera capace di trasportarci non solo nel mezzo di un universo perduto come quello dei dinosauri, ma nel ricordo dell'infanzia stessa. Jurassic Park prima, e Jurassic World poi (tutti presenti su Prime Video) sono gallerie di capitoli cinematografici che hanno giocato un forte impatto sui propri spettatori. Ma se dovessimo consigliarvi un solo film della saga basata sull'omonimo romanzo scritto da Michael Crichton la nostra scelta ricadrebbe sicuramente su quello del 1993 diretto da Steven Spielberg. È un insetto piccolo, come una zanzara, a dare inizio alla vicenda quando circa venti milioni di anni fa ha succhiato il sangue di un dinosauro per poi giungere fino a noi fossilizzata nell'ambra. John Hammond, studioso un po' imprenditore e un po' matto riesce ad estrarre il DNA e ricostruire in laboratorio i dinosauri. Su Isla Nublar costruisce il Jurassic Park per la gioia di tutto il mondo, ma ha bisogno dell'avvallo del paleontologo Alan Grant (Sam Neill), della paleobotanica Ellie Sattler (Laura Dern) e del matematico Ian Malcom (Jeff Goldblum). Gli animali negli intenti dell'uomo dovrebbero essere buoni e controllabili, in realtà diventano aggressivi e incontrollabili.

27. BASTARDI SENZA GLORIA (2009)

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Il soldato Brad Pitt in una scena di Inglourious Basterds

Eserciti nazisti e leader tirannici, bruciati, annientati tra fiamme, lame di pugnali, mitragliatrici, e un'ironia sferzante, caustica, capace di attaccare e distruggere il male con la forza di mille e più pallottole. Con Bastardi senza gloria, Quentin Tarantino prende il male incarnato dal Terzo Reich e lo annienta grazie alla furia dei Bastardi capitanati da Aldo Raine (Brad Pitt) e della sete di vendetta di Shosanna, giovane ebrea la cui famiglia è stata decimata dal colonnello Hans Landa (Christoph Waltz). Cacciatori di nazisti, giovani vendicatori e una sala cinematografica in cui lasciare bruciare il signore del male, Adolf Hitler, e tutti i suoi gerarchi nazisti. Sono elementi semplici eppure d'impatto, quelli di Bastardi senza gloria, ingredienti capaci di riscrivere la storia con la potenza del cinema regalando ai posteri uno dei migliori film di Tarantino (di cui troverete su Amazon Prime Video anche Pulp Fiction, e Kill Bill: volume 1).

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28. GLI EQUILIBRISTI (2012)

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Gli equilibristi: Valerio Mastandrea è Giulio in una scena del film diretto da Ivano De Matteo

Da paradiso all'inferno in un viaggio di sola andata: è quanto raccontato con realismo e commovente (ma non retorica) verosimiglianza da Ivano De Matteo nel suo Gli Equilibristi. Quello concepito dal regista è una caduta tra gli inferi della società, un viaggio dal benessere piccolo borghese fino ai bassifondi della povertà, intrapresa dal suo protagonista con dignità. Non poteva che essere Valerio Mastandrea l'interprete perfetto di Giulio, maschera perfetta e in perfetto dualismo tra commedia e dramma, complice la sua predisposizione per l'ironica rappresentazione e uno sguardo segnato da un'endemica e perenne tristezza. Il tono leggero e scanzonato si fa deliquescente a mano a mano che la storia si sviluppa, i soldi scarseggiano e il buio della mente avvolge lo sguardo del protagonista. Senza cadere nella mera operazione di "copia e incolla", Gli equilibristi tenta di costruire il proprio percorso sul modello aureo di Umberto D., da cui riprende alcuni elementi nel finale e la più generale idea di un personaggio in precario equilibrio tra necessità e dignità.

29. IN BRUGES - LA COSCIENZA DELL'ASSASSINO (2008)

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Colin Farrell e Brendan Gleeson in una sequenza del film In Bruges (2008)

Ancor prima del successo (meritatissimo) di Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, il nome di Martin McDonagh era già apprezzato tra gli amanti del cinema grazie a un film come In Bruges - La coscienza dell'assassino. Come suggerisce il titolo, è proprio nella città belga che viene inviato in missione il killer Ray (Colin Farrell), insieme al collega Ken (Brendan Gleeson) dal capo Harry (Ralph Fiennes), spinto da una passione sfrenata per Bruges e i suoi cigni. Se di primo acchito si può pensare a una pellicola ad alto tasso di adrenalina e tensione, in realtà In Bruges riesce a calibrare la suspense con un comparto ironico di alta qualità, supportato da una sceneggiatura ricca di dialoghi sprezzanti e geniali. Irresistibile la coppia Farrell - Gleeson. Un piccolo cult da recuperare assolutamente.

30. IL LABIRINTO DEL FAUNO (2006)

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Doug Jones in una sequenza del film Il labirinto del fauno

Il film che ha fatto conoscere Guillermo del Toro in tutto il mondo: Il labirinto del fauno è una fiaba cupa, gotica, nel pieno stile del regista messicano. Un universo abitato da mostri (tanto fantastici, quanto in forma umana) e desideri di bambini privati della speranza stessa di sperare in una vita migliore. Anticipando molte delle cifre che caratterizzeranno nel 2018 La forma dell'acqua, sullo sfondo della Spagna franchista la dodicenne Ofelia (figlia di Carmen, sposatasi in seconde nozze con Vidal, capitano dell'esercito) scopre per bocca di un fauno la sua vera identità: è la principessa di un regno sotterraneo. Per raggiungerlo dovrà superare tre prove pericolose.

31. IL GRANDE LEBOWSKI (1998)

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Jeff Bridges ne Il grande Lebowski

Nel 2020 compirà 22 anni, ma per Il grande Lebowski dei Fratelli Coen il tempo sembra non essere passato mai. Ogni volta è come se fosse la prima e le risate scaturiranno più fragorose che mai. Il suo impatto nella cultura contemporanea è stato tale da dare il via a una corrente di pensiero rinominata "dudeismo" in onore di The Dude (in italiano Drugo) protagonista della pellicola interpretato magistralmente da Jeff Bridges. Dopotutto Jeffrey Lebowski passa la giornata tra una partita di bowling con gli amici Donny e Walter, una visita al supermercato in accappatoio e uno spinello. Chi non vorrebbe una vita così? Le sue giornate vengono però bruscamente frenate quando due brutti ceffi gli orinano sull'unico tappeto del suo appartamento scambiandolo per un ricco omonimo. Deciso a cercarli per farsi rimborsare, Lebowski finisce invischiato come corriere di un ingente somma di denaro che l'omonimo magnate deve pagare per riavere la giovane che esibisce come trofeo coniugale.

32. JARHEAD (2005)

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Una sexy immagine di Jake Gyllenhaal in una scena di Jarhead

La guerra fa schifo. Il petrolio che sporca il viso è dello stesso colore di un combattimento che tarda ad arrivare oscurando il cuore dei soldati lasciati soli, in perenne attesa, nel bel mezzo del deserto iracheno. Diretto da Sam Mendes e tratto dall'autobiografia di Anthony Swofford, Jarhead è un'istantanea onesta, e per questo ancor più dolorosa, della vita da marine. Una promessa di rivalsa, di eroismo, di chiamata alle armi, che si tramuta in una porta aperta sulle proprie, disturbanti, ossessioni. I fantasmi del passato sono adesso liberi di fuoriuscire dominando l'anima di questi soldati americani lasciati in balia di loro stessi in piena Guerra del Golfo. L'insensatezza di quelle battaglie mai combattute si insidia negli interstizi della mente mentre tutto attorno a loro prende fuoco, si incendia, proprio come la loro anima innocente e pura, ora ricoperta di un colore nero pece: il colore del petrolio.

33. IL FAVOLOSO MONDO DI AMELIE (2001)

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Il favoloso mondo di Amélie: una scena

Un mondo favoloso, quello in cui la giovane Amélie Poulain (Audrey Tatou)si immerge, e come tale viene raccontato da Jean-Pierre Jeunet colorandolo di tonalità calde, sature, oniriche. L'abbattimento della quarta parte è un piccolo sentiero che permetta al pubblico di addentrarsi nella mente sublime e colorata di Amélie, tra soggezioni, fantasie e sogni. La realtà viene filtrata da questi occhi innocenti pronti a lasciarsi conquistare dalla forza dell'amore grazie all'incontro con Nino (Mathieu Kassovitz) commesso di un sexy shop con l'hobby di collezionare fototessere buttate per terra dai rispettivi proprietari. Figli di esistenze particolari e lastricate di lutti e dolori, i due giovani si fanno protagonisti di un film dove è esasperato, ma proprio per questo magico, imperdibile, favoloso.

34. FANTASTIC MR. FOX (2009)

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Fox cerca di aiutare la sua piccola comunità in Fantastic Mr. Fox

Basato sul romanzo Furbo il signor Volpe di Roald Dahl, Fantastic Mr. Fox di Wes Anderson è il primo tentativo di sperimentazione del regista con la tecnica dello stop-motion. Con tenui riferimenti politici verso l'uguaglianza, la democrazia e tematiche ambientali, il protagonista dell'opera di Anderson è una volpe elegante, intraprendente, intelligente e vanitosa (l'immagine dell'americano ideale, tant'è che la voce originale è quella di George Clooney) che passa la notte a derubare le fattorie di tre avidi allevatori situate nei pressi della sua tana. Una volta stanato, Mr. Fox, insieme alla propria famiglia e all'esercito di altri animali, si ingegna per sconfiggere i loro nemici umani.

35. BROTHERS (2009)

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Tobey Maguire e Jake Gyllenhaal in una scena di Brothers

L'amore fraterno che va a scontrarsi con quello passionale, schiantandosi contro il muro del tradimento: è un triangolo sentimentale quello narrato da Jim Sheridan con Brothers, una galleria del genere umano, tra debolezze recriminazioni, bugie, dolori mai espiati, passioni mai sopite e legami famigliari indissolubili. Remake in chiave americana del film danese di Susanne Bier (Non desiderare la donna d'altri), con protagonista la strepitosa triade Jake Gyllenhaal - Tobey Macguire, Natalie Portman, Brothers si concentra soprattutto sulla lacerazione degli affetti e delle emozioni al cospetto della guerra. Un'attenzione, questa, che fa del film di Sheridan un nuovo capitolo del melodramma del reinserimento, dove il ritorno a casa di un reduce si sveste di eroismo e pacche sulla spalle per tramutarsi in dolorose pugnalate alle spalle.

36. SING STREET (2016)

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Locandina di Sing Street

Conor è un ragazzo come tutti gli altri. Frequenta una scuola cattolica di Dublino dominata dall'ipocrisia. Ha 16 anni e un talento come autore di canzoni. Ma sarà l'incontro con l'aspirante modella Raphina (Lucy Boynton), di cui s'innamora perdutamente, a spingerlo a volere di più. Il ragazzo fonda una pop band per fa colpo sulla ragazza e ambire ai grandi palchi di Londra. Sing Street è molto più che il solito teen-movie musicale. La regia di John Carney allontana i clichè del genere per elevare l'opera a un La La Land in miniatura dove i desideri corrono paralleli alla realtà al ritmo di musica. Il tutto sostenuto da un perfetto equilibrio tra leggerezza e profondità, ironia e commozione.

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37. LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO (1971)

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Gian Maria Volontè in una scena de La classe operaia va in paradiso

Provate a chiudere gli occhi e contare quante volte il tema del duro lavoro è stato trattato al cinema. Tante vero? Eppure un'immagine è destinata a imporsi nella nostra mente come un lampo nel cielo terso: è il primo piano alienato, stanco, di un magistrale Gian Maria Volonté nei panni di Lulù Massa in La classe operaia va in paradiso. Uscito nel 1971, il film di Elio Petri si eleva a manifesto delle lotte operaie, dando voce - e volto - allo sfruttamento dell'operaio dentro e fuori dalle mura industriali. Nel film di Petri gli uomini vengono prima amputati delle loro parti del corpo (Lulù perderà un dito, sminuendo la tragedia con un "non è una cosa grave"), e poi della loro interiorità, ora sostituita da bulloni, viti, cacciaviti. "E questa è vita?!" chiede Massa nel corso di uno dei tanti consigli di fabbrica. La risposta è ovviamente "no", e allora beati chi, come Militina, in quella fabbrica hanno perso la testa diventando matti.

38. FUNNY PEOPLE (2009)

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Adam Sandler, Eric Bana e Seth Rogen in una scena della commedia Funny People

Passare da avere il mondo tra le mani, a cadere nel baratro della depressione. Non c'è niente di apparentemente divertente nella vita di George Simmons (Adam Sandler) una volta sceso dal palco. L'attore amato dal pubblico per le sue performance cinematografiche e di stand-up comedy, vede la sua vita cambiare quando gli viene diagnosticato un'aggressiva forma di leucemia che gli lascia poco tempo da vivere. Le paure dell'attore si fanno sempre più evidenti così come la sua arroganza che non manca di manifestarsi anche nei confronti del suo neo-assistente Ira (Seth Rogen). Finché il passato non busserà alla sua porta e qualcosa di inatteso si tramuterà in un ciclone pronto a stravolgergli l'esistenza. Con Funny People il regista Judd Apatow si conferma ancora una volta perfetto cantore di esistenze reali perché ordinarie, fatte di cadute e difficili risalite, errori e schiaffi in piena faccia. Affondando a piene mani nella propria esperienza personale, Apatow dimostra di conoscere bene le vite dei propri personaggi, iniettando questa 'verità' nelle loro battute e nei loro comportamenti, tanto da renderli ancora più reali, veri, divertenti e umani.

39. QUARTO POTERE (1941)

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Quarto potere: una scena con Orson Welles e Joseph Cotten

È un viaggio a ritroso quello narrato da Orson Welles in Quarto Potere. Un itinerario del passato fatto di ricordi inventati, modificati, alterati, e ora assemblati con l'intento di risalire alla vera esistenza di un uomo votato al successo e ora, in punta di morte, adombrato di mistero. Chi era veramente Charles Foster Kane? Ci hanno provato in tanti a dare un senso alla sua esistenza, ma senza successo. A fornire una risposta netta potrebbe essere una parola, "Rosabella", ma nel gioco di ribaltamenti, verità nascoste e affetti negati messo in campo da Orson Welles, nulla è come sembra, nemmeno "Rosabella". Denigrato, distrutto, o più semplicemente non compreso alla sua uscita nelle sale, Quarto Potere è ora considerato uno dei migliori film della storia del cinema.

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40. JANE EYRE (2011)

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Un tenero abbraccio tra Mia Wasikowska e Michael Fassbender in Jane Eyre

Per trasporre un'opera letteraria al cinema non basta riportare fedelmente i dialoghi dei personaggi, o ricreare ambienti e spazi come descritti sulle pagine del romanzo. Bisogna risvegliare l'anima del testo, ridar vita agli umori e ai sentimenti che lì si vivono. Il regista Cary Fukunaga e la sceneggiatrice Moira Buffini riescono nell'impresa adattando per il grande schermo una versione ancor più struggente e tormentata del classico di Charlotte Bronte, Jane Eyre. La fotografia ombrosa e fredda, e le intense interpretazioni di Mia Wasikowska e Michael Fassbender, riescono a tradurre in linguaggio cinematografico l'eterna e tormentata storia d'amore tra la giovane istitutrice Jane e l'inquieto signor Rochester. La cinepresa di Fukunaga segue i protagonisti tra le brughiere inglesi, le stanze della tenuta di Thornfield e i collegi severi, giocando con il tempo e lo spazio. L'opera inizia infatti in media res, per poi recuperare nei flashback gli avvenimenti passati, coinvolgendo maggiormente lo spettatore in questo romanzo vittoriano fatto di immagini in movimento, e sguardi bassi, ma colmi di sentimento.

41. WARRIOR (2011)

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Joel Edgerton e Tom Hardy si fronteggiano sul ring in Warrior

Sono le seconde occasioni a farla da padrone in Warrior. Il film di Gavin O'Connor è un saggio sulle seconde possibilità che la vita ci concede, tanto nella sfera professionale, quanto in quella privata. E così basta un gigantesco torneo di arti marziali miste per ricongiungere due fratelli che non si parlavano da anni, e un padre allontanatosi dal passato difficile tra violenza e alcool. Su quel ring i due fratelli Conlon (Tom Hardy e Joel Edgerton) - ex prodigi della lotta greco romana - schivano e sferrano colpi come se stessero lottando contro i fantasmi del proprio passato. Ma sarà solo quando i due guaderanno dritto il proprio avversario, che potranno scendere a patti con le proprie assenze e i pesi dell'abbandono, e così vincere la loro sfida più grande: quella del perdono.

42. LOCKE

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Locke: Tom Hardy in una scena tratta dal film

Le tre unità aristoteliche racchiuse tra le portiere di una macchina. Solo, in compagnia dei propri pensieri e delle voci acusmatiche di amanti, amici, sottoposti, fidanzate, che si passano il testimone al vivavoce, l'Ivan Locke di Tom Hardynel film di Steven Knight è un odierno Ulisse seduto nella propria macchina. Il viaggio verso l'ospedale dove nascerà il figlio nato da un rapporto extra-conigiuale, è una scoperta introspettiva di se stesso. Prigioniero di rimorsi e ricordi (non a caso il cognome è "locke", parola che rimanda a quel "locked" inglese che sta per fermo, bloccato)Ivan (unico personaggio in campo) confida a sedili e volanti i propri pensieri, tradimenti, mentre il tempo scorre, inseguendo quello reale dello spettatore in un gioco di specchi e unità temporali che lasciano senza fiato, in perpetua suspense.

43. FOXCATCHER - UNA STORIA AMERICANA (2014)

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Foxcatcher: Channing Tatum e Mark Ruffalo uniti in una scena del film

Può la storia di un singolo elevarsi a metafora agghiacciante di un'intera nazione? La risposta è sì, e un film come Foxcatcher - Una storia americana sta lì a ricordarcelo. Tratto da una storia vera, il film del 2014 diretto da Bennett Miller si sveste della struttura cronachistica per addentrarsi nelle viscere più oscure e celate dell'essere umano, così da estendersi a rappresentazione simbolica di funzionamenti difettosi all'interno della propria società. Foxcatcher - Una storia americana racconta la storia vera dei fratelli Schultz, campioni olimpionici di lotta libera, adesso dimenticati dai media e dalla fortuna. Un giorno Mark (Channing Tatum) viene avvicinato dal miliardario John E. du Pont (Steve Carell), appassionato di lotta libera, che intende creare un team tutto suo. John fa trasferire Mark nella tenuta Foxcatcher, diventando il suo allenatore. Inizialmente riluttante, Dave (Mark Ruffalo) decide di unirsi al gruppo, soprattutto quando lo stile di vita del fratello Mark inizierà a prendere una piega pericolosa. Quella che si presentava come una seconda opportunità diverrà per i due fratelli un incubo da cui scappare, fatto di una competitività cancerogena capace di riflettere gli aspetti più oscuri di una società come quella americana, celante dietro i successi dei singoli la propria maschera di terrore. E così, il sogno americano, si tramuta pian piano in incubo.

44. LADY MACBETH (2017)

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Lady Macbeth: un primo piano di Florence Pugh

La prigione di una vita matrimoniale asettica, tossica, può diventare un ponte levatoio pronto a lasciare il passaggio da un'esistenza da vittima, a quella di carnefice. Ispirato a un racconto del russo Nikolaj Leskov, Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk, e ambientato nel nord dell'Inghilterra, il film di William Oldroyd con protagonista una straordinaria Florence Pugh (Midsommar - Il villaggio dei dannati)si fa racconto di un'eroina romantica prestatasi al gioco macchiavellico della vendetta personale. Rinchiusa emotivamente e fisicamente tra le pareti della propria abitazione, la Lady Macbeth di Florenze Pugh diventa un tutt'uno con l'ambiente, restituendone l'apparente immobilità degli interni, il coraggio degli esterni sublimi e ventosi, e la glacialità degli spifferi. Il resto è una montagna russa volta a lanciare la sua protagonista nel Pantheon delle grandi eroine cine-letterarie, capaci di dimostrare la forza insita nelle donne.

45. SWISS ARMY MAN (2016)

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Swiss Army Man - Un amico multiuso: Paul Dano in una scena del film

Per apprezzare al meglio Swiss Army Man bisogna slegarsi da ogni pensiero razionale. Quello diretto da Daniel Kwan, Daniel Scheinert sotto lo pseudonimo di Daniels, è un Robinson Crusoe dei nostri tempi. Insieme al corpo senza vita di Manny (Daniel Radcliffe), Hank (Paul Dano) si imbarca in un epico viaggio per tornare alla civiltà, cercando allo stesso tempo di convincersi che la vita è degna di essere vissuta. Un paradosso metaforico e introspettivo, in cui a infondere certezza e speranza nella vita di un superstite è il cadavere di chi vita non ne ha più.
Viaggio tra sogno e realtà, con cadaveri che si trasformano in motoscafi funzionanti a suon di peti, Swiss Army Man nasconde dietro l'esterno strato di umorismo, un cuore pulsante fatto di commozione e senso della vita.

46. IL PADRINO

Non servono molte parole per commentare un film talmente fossilizzato nella nostra cultura come quello del 1972 di Francis Ford Coppola con Marlon Brando, Al Pacino e Diane Keaton. Acclamato in tutto il mondo, alla sua uscita negli Stati Uniti Il Padrino incassò 135 milioni di dollari, frantumando il record di Via col vento. Ne conseguì un fenomeno di massa capace di rendere talmente immortale il personaggio di Vito Corleone da farlo assurgere - ahinoi - a sinonimo di malavita in salsa italiana. Allo stesso tempo, però, il film si è fatto dispensatore di citazioni indimenticabili che lo hanno reso un capolavoro che "non si potrà rifiutare".

47. PERSONAL SHOPPER

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Personal Shopper: Kristen Stewart indossa un vestito elegante in una scena del film

Quando ti ritrovi protagonista di un franchise di fama mondiale come quello di Twilight, l'ombra del tuo personaggio ti si appiccica addosso inseguendoti per anni. Eppure Kristen Stewart di essere affibiata a vita a Bella Swan non aveva intenzione, e con scelte coraggiose, ha tentato di esorcizzare lo spettro del suo personaggio, rivelando doti attoriali troppo spesso celate. E grazie a Olivier Assayas e al suo Personal Shopper - Miglior Regia al 69° Festival di Cannes - la Stewart dà prova di un'intensa performance nei panni della schiva Maureen. Scardinando la facile etichettatura di genere, Personal Shopper si avvicina agli stilemi dell'horror e del ghost-story, superandoli. I poteri di Maureen sono meri pretesti per tratteggiare un saggio sull'angoscia del quotidiano, sull'incapacità di rompere quella bolla di sapone che ci tiene imprigionati tra il dire e il fare, il presente e il passato. Coraggioso e ambizioso, Personal Shopper è sicuramente un piccolo gioiello da recuperare.

48. BLUE VALENTINE

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Ryan Gosling e Michelle Williams in un'immagine di Blue Valentine

L'amore è un colpo al cuore, un battito di ali nel petto, ma anche un pugnale infuocato che ti lascia inerme, senza respiro. Le farfalle nello stomaco si tramutano in destri assestati con precisione millimetrica mandandoti KO. Di ludico in Blue Valentine di Derek Cianfrance c'è solo il gioco di linee temporali che si affiancano, si incontrano, si scambiano di posto, mentre tutto il resto è lasciato a una montagna russa fatta di ricordi, flashback e dolorosi ritorni al presente, schegge di memoria di un amore nato, vissuto e ora appassito. I passi di danza di Cindy e le note di Dean sono il canto del cigno di un amore vissuto appieno, ma ora pronto a spezzarsi. Con grazia e naturalezza Cianfrance dirige un intenso Ryan Gosling e una Michelle Williams sorprendente narrando in sottrazione e senza retorica la nascita di un legame e il suo punctum dolens. Il tutto tenuto insieme da un sospiro che strazia l'anima con la forza di mille urla strozzate.

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49. LA RAGAZZA D'AUTUNNO (2019)

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La ragazza d'autunno: Viktoria Miroshnichenko in una scena

La città è Leningrado; l'anno è il 1945. Il rumore della guerra sarà cessato, ma la sua ombra continua ad ammantare le vie cittadine, investendo e ripresentandosi nella quotidianità della gente. Iya è una ragazza bionda, timida e altissima, che ogni tanto si blocca, per un trauma da stress. Lavora come infermiera in un ospedale e si occupa del piccolo Pashka. Ma quando la vera madre del bambino, Masha, torna dal fronte, lui non c'è più. Spinta psicologicamente al limite dal dolore e dagli orrori vissuti, Masha vuole un altro figlio e Iya dovrà aiutarla, a tutti i costi. Una storia di esorcizzazione del dolore, del superamento di ricordi bui, che in maniera ossimora viene narrata da colori eleganti ed emozionanti, resi visibili dalla macchina da presa di Kantemir Balagov. Non avrà nemmeno trent'anni questo regista, eppure in lui scorre un talento sopraffino, confermato da questa seconda prova autoriale da non perdere.

50. LA MEGLIO GIOVENTÙ

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Jasmine Trinca in una scena de La meglio gioventù

Là dove si concludeva Novecentodi Bernardo Bertolucci inizia La Meglio Gioventù di Marco Tullio Giordana. Filtrata dagli occhi dei fratelli Carati, e con qualche influenza viscontiana (Rocco e i suoi fratelli) quella che si dipana dinnanzi gli occhi degli spettatori è una storia d'Italia dagli anni Sessanta ai primi Duemila che non vuole cadere nel facile didascalismo. Storia privata e pubblica vanno a braccetto, unendosi e influenzandosi a vicenda, reduplicando gli affetti e le esistenze dei due fratelli protagonisti Nicola (Luigi Lo Cascio) e Matteo (Alessio Boni) destinate a toccarsi, per poi allontanarsi pur senza abbandonarsi mai. Diviso in due parti, La meglio gioventù è un racconto fluido e ipnotico, capace di attrarre e lasciarsi amare nonostante la durata impegnativa, avvolgendo con poesia e occhio tenero il proprio pubblico.

51. MELANCHOLIA

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La prima suggestiva immagine dell'eterea sposa Kirsten Dunst in Melancholia

Melancholia inizia là dove tutto finisce. le musiche di Wagner, gli orologi di Dalì, le allucinazioni premonitrici di Justine, tutto ciò che rientra nel comparto visivo entra in scena come parte integrante di un punto finale pronto a segnare l'epilogo nello spazio di un prologo. Il pianeta Melancholia ha toccato la superficie terrestre, proprio quando Justine (Kirsten Dunst) e Michael (Alexander Skarsgård) coronano il loro legame d'amore unendosi in matrimonio. Rivelando attraverso una galleria di ipnotici e maestosi tableaux vivants l'esito dei propri esistenti, Lars von Trier volge il proprio interesse verso un'introspezione psicologica concentrata sulla descrizione del disturbo depressivo, la reazione ad eventi traumatici e distruttivi. Il regista continua la terapia iniziata nel precedente Antichrist e sfrutta i propri mezzi cinematografici e diegetici per studiare i propri turbamenti e le proprie paure più recondite dando vita a un'opera surrealista, onirica, metaforica e imperdibile.

52. CHIAMAMI COL TUO NOME (2017)

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Chiamami col tuo nome: Armie Hammer e Timothée Chalamet in un'immagine tratta dal film

Prima ancora di sfociare in un rapporto bruciato dalla fiamma della passione, il legame che stringe Elio (Timothée Chalamet) a Oliver (Armie Hammer) è fatto di occhi che scrutano e ammirano una bellezza idealizzata, bellezza che si può ritrovare ovunque, dai paesaggi campestri alla piazza del paesino italiano, fino ai resti di statue antiche o di un ospite americano che dorme in casa tua. Con rispetto ed eleganza Luca Guadagnino affonda a piene mani nell'omonimo romanzo di André Aciman, mentre a livello visivo e spirituale trova nella produzione di Bernardo Bertolucci la sua perfetta matrice cinematografica.

  1. ENEMY (2013)

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Enemy: nella prima immagine tratta dal film Jake Gyllenhaal lotta con... Jake Gyllenhaal

L'incontro con il proprio doppio, contenitore privilegiato della parte più oscura di noi stessi, è una delle tematiche più ricorrenti al cinema. Dopo Bertolucci, Aronofsky e David Fincher, nel 2013 Denis Villeneuve con Enemy fa suo questo tema, complice la presenza di un attore come Jake Gyllenhaal. Insieme i due trasformano il presente diegetico in una struttura labirintica in cui il protagonista e il suo sosia (Adam e Anthony) si perdono, per rincontrarsi, scontrarsi, unirsi. Ispirato a L'uomo duplicato di José Saramago, Enemy è la perfetta istantanea di una forzata adesione a convenzioni sociali in cui noi stessi non crediamo, ma a cui accettiamo inconsciamente di sottostare. Una costruzione così potente da scindere l'uomo portandolo a diventare nemico di se stesso e del suo riflesso socialmente accettato.

54. AMERICAN LIFE (2009)

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Maya Rudolph e John Krasinski in un'immagine del film Away We Go

Famiglie disfunzionali da cui scappare, altre nuove da costruire per poi ritornare indietro, affrontare il passato, imparare dagli errori propri altrui per crescere. Con American. Life torna nell'universo cinematografico di Sam Mendes il nucleo domestico, un microuniverso sempre diverso eppure costantemente simile. la lacerazione interna dei legami affettivi di Revolutionary Road lascia spazio in American Life a un on the road dei sentimenti messo in campo da Burt (John Krasinski) e Verona (Maya Rudolph) coppia di trentenni in attesa di un bambino. La gravidanza procede bene fino a quando i due ricevono una notizia sconvolgente: gli eccentrici genitori di Burt annunciano che lasceranno il Colorado per trasferirsi in Europa. Viene così a cadere l'unica ragione per la quale avevano deciso di stabilirsi lì. Dove e vicino a chi dovranno mettere su casa per crescere il bambino in arrivo? I due ragazzi partono così per un viaggio che li porterà a far visita ad amici e familiari, in città diverse, per valutare tutte le possibili opzioni. Cambia l'ambiente, la caratterizzazione dei personaggi ma l'oggetto delle indagini di Sam Mendes rimane immutato: il cosiddetto American Dream, il sogno americano blasonato da Hollywood che si rintana nei cunicoli di un'abitazione, o lungo le ampie strade americane.

55. SOSPETTO (1941)

Nel 1941 Cary Grant era considerato il re della commedia. I suoi personaggi così solari, ottimisti, dalla forte carica attrattiva, consolidarono ben presto la maschera divistica affibbiata a questo attore. Poi arriva Alfred Hitchcock e tutto cambia. Con Il Sospetto, film tratto dal romanzo Before the Fact, scritto e pubblicato nel 1932 da Anthony Berkeley Cox sotto lo pseudonimo di Francis Iles, il regista ribalta l'immagine divistica di Cary Grant per trasformare l'affabile attore in un presunto assassino. Pervaso da un senso di disagio e insicurezza, il pubblico si ritrova adesso a gestire una nuova natura del personaggio interpretato da Grant, perché più sinistra e inquietante. Si insinua tanto nella protagonista (Joan Fontaine) quanto nello spettatore un terribile sospetto che troverà la sua massima espressione nella scena del bicchiere di latte. Sarà solo la produzione a frenare un epilogo pronto a sfociare nella furia omicida, lasciando intatta e inalterata l'aura di uomo perfetto associata a Cary Grant.

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