Senti quella pelle ruvida Ecco come si finisce poi È un rifugio quel malessere Non dar retta a quelle bambole Ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi Nei giardini che nessuno sa si respira l’inutilità Sorreggili,
aiutali, ti prego non lasciarli cadere Mani che ora tremano perché il vento soffia più forte “Nei giardini che nessuno sa” è uno dei brani più belli della musica italiana e che potremmo definire una poesia in musica . Scritta da Renato Zero all’anagrafe Fiacchini, in collaborazione con Danilo Riccardi. La canzone fa parte del disco “L’imperfetto” del 1994. Con oltre 350 mila copie è sicuramente una tra le perle di tutta la sua discografia di questo artista. Il testo rappresenta quella indifferenza che spesso gli uomini riservano a tutte quelle persone che nella vita sono state sfortunate e cioè i disabili, chi è costretto a lottare con una grave malattia, chi combatte con la depressione, chi non è in grado di vivere autonomamente, chi soffre di disturbi mentali, chi è nella fase conclusiva della sua vita e si trova solo, da un momento all’altro, a lottare con le difficoltà della vecchiaia, o semplicemente di chi si trova a soffrire. Zero, nel brano, si rivolge alle persone normali mettendosi anche lui fra questi che definisce “inabili”quando non riescono a lenire le sofferenze di queste vite e quando non capiscono l’importanza dei piccoli gesti d’affetto e di comprensione. L’autore spinge la nostra umanità a non dimenticare, per i proprio comodi, le persone che soffrono; a non far mancare il proprio appoggio ed il proprio sostegno fisico e morale. È un accorato appello verso tutta quella gente distratta che finge, per quieto vivere, di non sapere che nel mondo esistono anche queste realtà sfortunate che cercano una mano amica per non smettere di credere in un futuro o per finire con dignità i propri giorni. In questi “giardini che nessuno sa”riecheggiano forti i silenzi strazianti che rompono il muro della fratellanza e della compassione, giardini che Zero intende metaforicamente come ritrovo di queste persone e che possono essere intesi anche come i luoghi della sofferenza come ospedali, ospizi, centri di igiene mentale, etc…. Nel brano si parla di chi attende la morte con rassegnazione ma l’autore invoca l’attenzione della gente anche verso chi non ha più speranze per il futuro affinché almeno il presente possa assumere una dimensione dignitosa. Un brano eccezionale da ascoltare e riascoltare fino a quando non si ottiene la consapevolezza di aver assimilato questo intenso e profondo messaggio che Renato Zero con la sua grande sensibilità artistica ci propone. Un artista, Zero, che non ha mai dimenticato gli ultimi del mondo e “Nei giardini che nessuno sa” è solo l’ennesima riprova della grandezza umana e morale oltre che artistica di questo poeta dei giorni nostri. |