Come si chiama il nuovo farmaco per il diabete

Semaglutide orale arriva in Italia, nuova cura per diabete tipo 2

Il diabetologo: è in assoluto il farmaco orale più efficace

Milano, 7 apr. (askanews) – Il diabete mellito tipo 2 è una malattia caratterizzata da alto zucchero nel sangue che colpisce in Italia circa il 7% della popolazione adulta, oltre 3 milioni di persone a cui bisogna aggiungerne circa 1 milione che ha la malattia ma ancora non lo sa, perché è una patologia che spesso non dà sintomi.

L’arrivo in Italia di un innovativo farmaco rimborsato dal Servizio sanitario nazionale e basato sul principio attivo dalla semaglutide, getta le basi di una nuova era per il trattamento del diabete mellito.

Lo spiega Riccardo Candido, responsabile Centro diabetologico del distretto 4 di Trieste: “I capisaldi della terapia del diabete restano un alimentazione equilibrata e l attività fisica. Accanto a questo, per permettere una cura precoce ed efficace e mantenuta nel lungo termine, abbiamo dei nuovi farmaci tra i quali i Glp-1 agonisti recettoriali e proprio recentemente la formulazione orale di uno di questi che è appunto la Semaglutide orale”.

Ecco come funziona: “I Glp-1 agonisti recettoriali sono una classe di farmaci che già da qualche anno abbiamo disponibili nella pratica clinica. Finora l’unica modalità di somministrazione era quella iniettiva, sottocutanea. Semaglutide era già disponibile nella sua formulazione iniettiva settimanale, adesso per la prima volta è stato reso disponibile un Glp-1 agonista recettoriale somministrabile per via orale. Questo è stato reso possibile grazie al fatto che la molecola di Semaglutide è stata coniugata con un’altra molecola che è in grado di ridurre l acidità dello stomaco attorno alla compressa e questo permette il rapido assorbimento del farmaco”.

Attraverso l’assunzione orale, il farmaco esprime al meglio la sua efficacia.

“E una modalità più comoda. E’ in assoluto il farmaco orale per il diabete più efficace. Non solo sulla glicemia ma anche su altri parametri come il peso corporeo, la pressione arteriosa, i grassi (lipidi). E questo permette di iniziare precocemente questa modalità terapeutica”.

Il diabete riduce la speranza di vita di chi ne è colpito di 4-6 anni e spesso produce conseguenze invalidanti. Con danni alla vista, ai reni, al cuore e ai nervi. E si rilevano con maggior frequenza infarti e ictus. Per prevenirlo sono fondamentali gli esami del sangue.

I parametri per individuare se abbiamo un diabete o siamo a rischio sono la glicemia a digiuno e l’emoglobina glicata. L’indicazione che noi come società scientifica diamo è che dopo i 45 anni, soprattutto se siamo soggetti in sovrappeso, obesi, sedentari, se abbiamo una pressione alta, se abbiamo una familiarità, di eseguire questi esami e di fare lo screening della malattia diabetica”.

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  • Come si chiama il nuovo farmaco per il diabete


Come si chiama il nuovo farmaco per il diabete

(ANSA) - ROMA, 03 MAR - E' stato trovato un nuovo trattamento per far perdere peso ai pazienti colpiti da diabete di tipo 2.
    Gli studiosi dell'Università di Leicester, infatti, hanno notato come un'iniezione settimanale a base di Semaglutide fa perdere di media circa 10 chili. Nella ricerca pubblicata su The Lancet, dimostrano come due terzi dei pazienti di tipo 2, trattati con una dose di 2,4 milligrammi di questo farmaco, hanno portato a ridurre almeno del 5% il loro peso corporeo e hanno ottenuto un miglioramento significativo del controllo della glicemia. Per più di un quarto dei pazienti, invece, il calo è stato del 15% del proprio peso corporeo.
    "Questi risultati sono entusiasmanti e rappresentano una nuova era nella gestione del peso nelle persone con diabete di tipo 2 - spiega Melanie Davies, ricercatrice che ha condotto lo studio - Segnano un vero cambiamento di paradigma nella nostra capacità di trattare l'obesità, i risultati ci avvicinano a ciò che vediamo con la chirurgia più invasiva".
    Il lavoro è stato condotto in 149 siti in 12 Paesi di Nord America, Europa, Sud America, Medio Oriente, Sud Africa e Asia, coinvolgendo 1.210 pazienti con diabete di tipo 2 il cui trattamento non stava portando a un controllo sufficiente della glicemia. (ANSA).
   

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Come si chiama il nuovo farmaco per il diabete

Come si chiama il nuovo farmaco per il diabete

Roma, 14 settembre – Si chiama sotagliflozin e  si candida a divenire un nuovo e promettente farmaco anti-diabete, dopo le importanti evidenze emerse da uno studio internazionale multicentrico.  Una singola compressa del principio attivo, assunta per via orale, è stata affiancata alla obbligatoria supplementazione di insulina in pazienti affetti da diabete di tipo 1, costretti a vita all’assunzione quotidiana dell’ormone dalla prematura morte delle beta-cellule del loro pancreas, che impedisce loro di produrlo autonomamente.

Il farmaco in studio, preso la mattina a colazione, si è rivelato capace di tenere a bada il glucosio nel sangue e di conservare la propria efficacia pur con un minore apporto di insulina. Un dato significativo per la qualità della vita di pazienti cronici che soffrono spesso, nonostante l’assunzione giornaliera dell’ormone, di sbalzi nei livelli glicemici.

Il trial clinico di fase 3 è durato 24 settimane e vi hanno preso parte 1.402 soggetti con diabete di tipo 1, reclutati da 133 centri di ricerca dislocati in 19 Paesi del mondo. Gli esiti, pubblicati sul New England Journal of Medicine e appena presentati al Congresso europeo sul diabete (Easd) in corso a Lisbona, vedono tra i maggiori principal investigator coinvolti Paolo Pozzilli, ordinario di Endocrinologia e Malattie metaboliche del Campus Bio-Medico di Roma.

“La sperimentazione ha accertato che questo nuovo farmaco, che fa parte della classe dei cosiddetti inibitori del riassorbimento del glucosio a livello renale, consentendone l’eliminazione attraverso le urine, è in grado di ridurre il suo assorbimento anche a livello intestinale” spiega Pozzilli. “I pazienti che hanno partecipato al trial clinico, grazie all’assunzione di questa compressa hanno registrato una significativa riduzione del fabbisogno insulinico e un notevole miglioramento nei livelli dell’emoglobina glicata, che è indice di buon controllo del metabolismo: in particolare, il farmaco è riuscito ad abbassare la loro glicemia e a mantenerla stabile nonostante, nel contempo, fosse stato ridotto loro l’apporto d’insulina”.

“Questo – aggiunge Pozzilli – può significare un minor rischio di complicanze a lungo termine”.

Non solo: il sotagliflozin si è rivelato anche efficace nel ridurre le ipoglicemie, favorire la perdita di peso e controllare la pressione arteriosa nei soggetti in cui era elevata.

Il meccanismo di azione del farmaco è semplice: di norma, dopo un primo filtraggio renale, il glucosio (ma con esso anche il sodio, ecco perché la compressa è efficace pure per normalizzare la pressione) viene riassorbito nel sangue e quindi torna in circolo, almeno fino a quando il livello glicemico non supera quota 180.

Oltre tale limite, il glucosio viene eliminato dall’organismo con le urine e le feci. Il sotagliflozin modifica questa “soglia” glicemica di riassorbimento dello zucchero nel sangue, facendola scendere a 130. Quando la glicemia raggiunge tale livello, scatta l’inibizione delle due proteine trasportatrici del glucosio, che agiscono di solito una nel rene e l’altra nell’intestino (SGLT1 e SGLT2) riportandolo in circolo. Con la loro disattivazione, l’organismo evita di ‘riprendersi’ gli zuccheri nel sangue, consentendone l’eliminazione definitiva.

Gli italiani con diabete di tipo 1 sono circa 300mila. Nel mondo ne sono colpiti 29 milioni di persone, ma il fenomeno è in crescita. Il successo della sperimentazione rappresenta, quindi, una potenziale rivoluzione nel campo della cura di questa patologia autoimmune, detta anche ‘giovanile’ perché di solito colpisce soggetti nell’infanzia o nell’adolescenza ed è generata dalla morte progressiva delle loro beta-cellule pancreatiche, che scomparendo a poco a poco lasciano questi soggetti senza la ‘razione’ giornaliera di insulina, necessaria per smaltire gli zuccheri assunti con l’alimentazione.

La nuova molecola appartiene a una famiglia di farmaci finora testati solo per la cura del diabete di tipo 2, quello che insorge a seguito di obesità o di cattive abitudini alimentari. I trials clinici sui ‘parenti’ del sotagliflozin avevano dimostrato recentemente – in particolare per due di essi, l’empagliflozin e il canagliflozin – la capacità di ridurre di un terzo la mortalità nei pazienti con diabete di tipo 2 per tutte le cause.

Ora si tratta di “verificare sperimentalmente questa molecola, come le ‘cugine’ validate per il diabete di tipo 2″ conclude Pozzilli “per vedere se possa avere effetti analoghi sulla mortalità anche nei pazienti con diabete giovanile”.

Se nel prosieguo degli studi  sotagliflozin dovesse confermare le positive evidenze emerse fin qui, la pillola “sugar-killer” potrebbe arrivare sul mercato entro un anno.

Quali sono i nuovi farmaci per il diabete 2?

La Food and Drug Administration ha approvato Tresiba (iniezione di insulina degludec) e Ryzodeg 70/30 (iniezione insulina degludec/insulina aspart) per migliorare il controllo dei livelli glicemici nel sangue negli adulti con diabete mellito.

Qual è il miglior farmaco per il diabete?

Fra i più utilizzati sono inclusi le sulfoniluree, i biguanidi, l'acarbose e la repaglinide. Sono i farmaci di prima scelta in caso di diabete di tipo 2, a meno che non siano sufficienti a mantenere la glicemia nella norma. In tal caso alla loro assunzione viene in genere aggiunta la terapia a base di insulina.

Cosa si può prendere al posto della metformina?

G. F. una valida alternativa alla metformina è rappresentata dal pioglitazone o dal rosiglitazone. Come la metformina questi sono insulino-sensibilizzanti e sono i farmaci di prima scelta nei diabetici di tipo 2 in sovrappeso.

Come si chiama il nuovo farmaco per il diabete Lixisenatide?

Lyxumia è un farmaco contenente il principio attivo lixisenatide. È disponibile come soluzione iniettabile in penne preriempite da 10 microgrammi o 20 microgrammi di lixisenatide per dose.