Riproponiamo l'intervista di Oriana Fallaci a Totò, pubblicata sulle pagine de L'Europeo nel 1963. Due grandi che si incontrano e a poco a poco svelano l'uomo nascosto dietro uno dei personaggi italiani più amati. Un ritratto dolente, in realtà, un po' malinconico, fatto di solitudine e di amarezza. Ma anche di un'eleganza ironica, sottile e napoletana, capace di leggere e accettare la vita. Da L'Europeo, 1963Non si piace, dice. Ma si vuole bene da sé. È altezza imperiale, e tante altre cose. Ma deve tutto al personaggio di Totò. Si sarebbe pure fatto frate, se non ci fosse il piccolo impedimento della castità. Tra tristezze e una grande ironia, il più grande comico italiano si racconta. Principe, Le porgo i miei rispetti e i miei omaggi… Lei è proprio principe, vero? (Sorride, un po’ imbarazzata, al gentiluomo dall’aria nobile e triste, che la ossequia da alcuni minuti come se fosse
l’imperatrice Teodora). Il volto bizantino ce l’ha. Ma le altre altezze imperiali e non come La trattano? Lei dice sempre bene. E poi Lei è un divo, un artista. La Sua modestia mi lascia smarrita. Lei sta recitando. E allora mi dica:
perché recita in quei brutti film? Duecentoventi cani?!? E perché? Che se ne fa di 220 cani? Lei non ha una gran stima degli uomini. Una buona opinione del Suo prossimo. E forse non ha nemmeno molti amici. Quando
nacque questo Suo odio per i caporali, principe? Principe: io non La ho mai vista ridere. A parte il fatto che esser triste è la legge dei comici, io temo che Lei abbia sempre riso pochissimo: che non conosca il sapore di una bella risata. Lei è un animale notturno, lo so: non va a letto prima dell’alba e si sveglia quando il sole è già alto. Ma come passa la notte? No!: una scena da uomo solo. Lei dev’essere un uomo terribilmente solo, principe. Solitario e solo. Eppure, matrimoni a parte, non ha mai fatto lo scapolo. La sua casa è stata vuota ben poco, e la si è sempre vista a braccetto di splendide donne. E Lei, principe, sa esser fedele? Giuro di no, principe. Giuro di no. Vuol dire, principe, che la Sua epoca non La interessa? Che ci
si sente a disagio? Chissà che fastidio, allora, quando Sua moglie Le legge degli astronauti e delle cosmonavi… Dica: è superstizioso? Perché, principe? Ha paura di morire? Dica, principe: ma Lei, quando invoca i santi, lo fa per abitudine o per fede? Insomma, Lei è religioso o no? E quando recita, non Le capita di essere un pochino felice? A
vederLa si direbbe di sì. Principe, posso farle una domanda? Ecco: ma a
Lei… a Lei piace Totò? Per questo, principe, quando lavora, chiede sempre: «Sono stato bravo?», «Posso continuare così?». Per questo m’ha accolto così gentilmente ed è tanto
modesto? Per questo. Si consoli, principe: al vocabolario c’è arrivato lo stesso. Guardi. (Gli porgo, disattentamente, un giornale). Lo legga. Che dice? Dice che è uscito un libro, Storia linguistica dell’Italia, dove Lei vien citato come esempio di efficacia linguistica e dove le Sue espressioni “fa d’uopo”, “quisquiglie”, “pinzillacchere”, son riportate come espressioni ormai entrate nell’uso comune. Quindi nel vocabolario. Un Suo ammiratore coltissimo: il quale ha saputo che venivo da Lei. Era molto eccitato all’idea che venissi da Lei. Anzi, Le dirò principe: tutti coloro cui ho detto che venivo da Lei erano molto eccitati. Lei è molto amato dagli italiani, sa? Principe… mi viene un sospetto. Che non le importi un fico d’essere amato. Proprio niente. (Mi avvicina le labbra a un orecchio). |